Page images
PDF
EPUB

Che fama avrai tu più, se vecchia scindi
Da te la carne, che se fossi morto
Innanzi che lasciassi il pappo e 'l dindi,
e'l
Pria che passin mill' anni? ch'è più corto
Spazio all' eterno ch' un muover di ciglia
Al cerchio che più tardi in cielo è torto.
Colui, che del cammin sì poco piglia

Dinanzi a te, Toscana sonò tutta,
Ed ora a pena in Siena sen pispiglia,
Ond' era Sire, quando fu distrutta
La rabbia Fiorentina, che superba
Fu a quel tempo, sì com' ora è putta.
La vostra nominanza è color d'erba,
Che viene e va, e quei la discolora,
Per cui ell' esce della terra acerba.

[merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small]
[ocr errors]

103-108. Che fama ec. Per benc intendere questi due terzetti fa d' uopo nella costruzione mettere il secondo avanti al primo così: Pria che passin mill'anni (da qui, esempigrazia, a novecent' anni), che (paragonato) all'eterno è più corto che un muover di ciglia (paragonato) al cerchio che più tardi in cielo è torto, che fama avrai tu, se scindi da te vecchia la carne (se muori vecchio), più che se fossi morto, innanzi che lasciassi il pappo e'l dindi? voci fanciullesche.

109–110. Che del cammin si poco piglia ec., che così lento va innanzi Toscana sono tutta: tutta Toscana lo nominava, lo

[merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][ocr errors]

Ed io a lui: lo tuo ver dir m'incuora

Buona umiltà, e gran tumor m' appiani;
Ma chi è quei, di cui tu parlavi ora?
Quegli è, rispose, Provenzan Salvani,
Ed è qui, perchè fu presuntuoso

A recar Siena tutta alle sue mani.
Ito è così, e va senza riposo,

Poi che morì: cotal moneta rende A soddisfar chi è di là tropp' oso. Ed io: se quello spirito ch' attende,

Pria che si penta, l'orlo della vita, Laggiù dimora, e quassù non ascende, Se buona orazïon lui non aita,

Prima che passi tempo quanto visse, Come fu la venuta a lui largita? Quando vivea più glorïoso, disse,

Liberamente nel Campo di Siena, Ogni vergogna deposta, s'affisse; E lì, per trar l'amico suo di pena

uscirc acerba, tenerella cioè ed immatura, il medesimo la disecca e discolora. Vuole significare, che il tempo stesso, che fa salire alcuno in fama, lo rende poscia in obblio.

118. M' incuora, mi pone in enore, m'insinua.

119. Egran tumor, di superbia, m' appiani, m' abbassi.

123. Arecar Siena tutta alle sue mani a ridurre Siena tutta in sno pugno, disponendone a suo talento.

-

120

123

126

129

132

135

126. A soddisfar, a fine di soddisfar chi, quegli che di là è tropp' oso, fu troppo ardito. 128. L'orlo della vita, gli ultimi estremi del vivere.

129. Laggiù, nell' antipurgatorio. 131-132. Tempo quanto visse, cioè tanto tempo, quanto visse nell' indugio a pentirsi. V. Canto IV di questa Cantica.

133-138. Quando vivea cc. Costruisci': Quando Provenzano vivea più glorioso, deposta ogni vergogna, liberamente s'affise, si

Che sostenea nella prigion di Carlo,
Si condusse a tremar per ogni vena.
Più non dirò, e scuro so che parlo;
Ma poco tempo andrà che i tuoi vicini
Faranno sì, che tu potrai chiosarlo.
Quest'opera gli tolse quei confini.

fissò, si pose nel Campo, nella piazza, di Siena, e lì, si condusse, si ridusse, a tremar per ogni vena, a chiedere ansioso e tremante, come i mendici fanno, limosina, per trar l'amico suo di pena Che · sostenea nella prigion di Carlo, per liberare un suo amico, fatto prigioniero dal Re Carlo I di Puglia, il quale non si voleva rilasciare se non collo sborso di diecimila fiorini d'oro.

138

141

luoghi, vale i tuoi concittadini. 141. Faranno sì, che ec.: privandoti di tutti i tuoi averi, ed esiliandoti dalla patria, ti obbligheranno a condurti a tremar tu pure per ogni vena per accattarti del pane, onde dall' esperienza ammaestrato, capirai che significhino questi termini.

142. Quest' opera ec.; questo pietoso fatto lo esentuò dallo stare fuori del Purgatorio, e quasi ai

140. I tuoi vicini ; qui ed in altri confini.

FINE DEL CANTO DECIMOPRIMO

CANTO XII

ARGOMENTO

Di sotto a' passi scolpiti gli esempj
Son di superbia, e veggonsi scherniti
Quei che di qua per tal vizio fur empj.
Ma tu intanto i due Poeti aiti

Angiol beato; onde al secondo giro
Ha Dante i piedi più lievi e spediti,
Poiché gli spinge in su miglior desiro.

Di pari, come buoi che vanno a giogo,

3

N'andava io con quella anima carca, Fin che'l sofferse il dolce pedagogo. Ma quando disse: lascia lui, e varca; Chè qui è buon con la vela e co' remi, Quantunque può, ciascun pinger sua barca; 6

1. Come buoi che vanno a giogo. Accenna lo andare che facevano: come i buoi sotto al giogo vanno colla testa china, Oderisi pel peso che reggeva, e Dante per poter ragionare con Oderisi.

3. Pedagogo per guida, condut

DANTE V. 11

tore; così appella Virgilio.

5-6. Qui è buon ec. Parla del mover del corpo come dello spingere di una nave, ẹ vuol dire, che in quel luogo è bene che si adoperi ciascuno a camminare quanto più può.

« PreviousContinue »