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da questo argomento, e d' entrar a discorrere in ristretto delle opere sue; aggiugnamvi però ancora la

BIBLIOGRAFIA DELLA VITA DI DANTE ALIGHIERI. GIOV.BOCCACCIO: Dell'origine, vita, studj e costumi del chiarissimo Dante Alighieri („ouvrage qui tient beaucoup plus du roman que de l'histoire" dice il Ginguéné hist. litt. d'Italie t. I. di questa biografia). Ne comparve la migliore edizione in Venezia: La vita di Dante scritta da G. Boccaccio emendata da Bart. Gamba 1825, in 8°. LEONARDO BRUNI D'AREZZO: La sua biografia di Dante, comparsa prima in Perugia, 1671, fu in molte edizioni della div. Commedia ristampata, come in quella di Padova 1727, Venezia 1739, Parigi 1841 ecc. GIANNOZZO MANETTI: De vita et moribus trium illustrium poëtarum Florentinorum Dantis, Petrarchae et Boccacci; vedi Mehus: Specimen hist. litter. Florentinae saeculi 13. et 14. Florentiae, 1747, in 8°. GIOV. MARIO FILELFO: De clarissimi poëtae Dantis Florentini vita et moribus; vedi Mehus: Specimen ecc.

GIUSEPPE PELLI: Memorie per servire alla vita di Dante Aligh. Firenze, 1823, in 8°; e anche nella seconda parte del 4. vol. delle opere di Dante, Venezia, 1758, in 4o (quest' opera è piena di preziose indagini, e la prima, in cui trovansi critiche osservazioni). GIROLAMO TIRABOSCHI: La vita di Dante è contenuta nel 5. tomo della sua storia della Lett. ital.; la medesima con note del DE ROMANIS nell' ediz. della div. Comm. Roma, 1820-1822, 3 vol. in 8o; e Padova, 1822, 5 vol. in 8o. - GIO.

Le bibliografiche indicazioni, che facciam qui seguire al saggio della vita di Dante, e quelle che daremo in seguito, si limiteranno soltanto sulle produzioni di massimo rilievo, poichè infinito è il numero degli scrittori, che impiegaron le loro lucubrazioni sopra la vita e le opere di tanto Autore.

b*

JACOPO DIONISI: Serie di Aneddoti, Verona, 1785 e segg. in 4o, e Preparazione storica e critica alla nuova edizione di Dante All. Verona, 1806, 2 vol. in 4o (vi si trovano molti schiarimenti intorno alla vita di D. quai frutti di profonde investigazioni). — L. G. BLANC: Nell' Enciclopedia tedesca compilata dai sigg. Ersch e Gruber l'articolo: Dante Allighieri.

XI. Dante è il depositario di tutto lo scibile del secolo in cui viveva, e diremo anzi, che, non lasciandosi l'ampiezza dell' intelletto suo restringere entro a limiti brevi, trionfante li abbia varcati, e siasi pressochè elevato al punto culminativo della scienza, che fioriva ne' secoli posteriori a lui. Laonde troviamo nell' Alighieri vasto emporio di cognizioni, di che tutto il medio evo è sparso; per lui affacciasi a noi quasi il medio evo personificato, il quale, mostrando la formidabile lotta d' un' era espirante tra infinite dubbiezze e del genio gagliardo di novella età, presentiva le grandi e perigliose rivolte, per cui la ragione, la civile libertà e la fede andarono incontro a risicosi cimenti, e sotto i divini auspicii del Cristianesimo a mano a mano ingigantirono. Storia, filosofia, politica, teologia, matematica, fisica, astronomia, tutto seppe l'ingegnoso Poeta felicemente amalgamare, per costruir sopra le basi d' una poesia mistico-contemplativa il gotico 1 edifizio dell' allegorica sua COMMEDIA 2, la quale in progresso di tempo

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1 E stato molto bene il poema dantesco assomigliato soventi volte ad un grande edifizio di gotica architettura. Vedi CORNIANI, I Secoli della Lett. ital. vol. 1. BIANCONI, Lett. —

2 Dante ha distinto tre sorte di stile (de vulg. eloq. lib. II. c. 4.): il sublime, conveniente alla tragedia, il mezzano alla commedia, e l' infimo, che suol essere proprio all' elegia: Volle dare alla sua poetica invenzione il titolo di Commedia probabilmente, perchè scrivendola si prefisse di usarvi lo stile di mezzo. Altri opinano, che avesse voluto chiamarla Commedia, perchè fornendola di cotante roventi satire vi avesse imitato l' antica commedia greca, che in vero null' altro era che satira.

per l' unanime assenso degli ammiratori acquistò il titolo di divina 1. Non si è ancor potuto bastevolmente appurare quando Dante ponesse mano al suo poema, nè potrassi agevolmente la città iscoprire, la regione o il luogo, cui il vanto competasi di essere state di esso la patria. Dapprima misesi egli a comporlo in latini esametri, e il Boccaccio ne recita in principio della sua esposizione alla Commedia i tre primi dell' esordio; eccoli:

Ultima regna canam fluido contermina mundo Spiritibus quae late patent, quae praemia solvunt Pro meritis cuicunque suis data lege tonantis. Sapendo però l' Autore, che in quest' idioma sarebbe accessibile a pochi, e industriandosi egli di riuscir vantaggioso a molti, riconsigliatosi tosto, lo compose in lingua volgare italiana. Tuttavia non che fossimo siffattamente arditi di congiurare contro l'originalità del poema, è forza dire, essere Dante imbevuto dell'antica letteratura, di cui a que' tempi appariva l' alba della rinascenza 2: ce ne convince l'ammirazione verso i pregi di Virgilio, che da lui per simbolo prendesi dell' umana ragione non ancora illuminata dalla luce teologale, ce ne convince inoltre tutta la sua Commedia. - Sviscerando la storia e la favola v' accoppiò la verità colla finzione per guisa che sembrano immedesimate. Il terribile, innestatovi in forme spaventevoli e nere, tratte dalle idee della sua e dell'antica età, l'animo nostro compungendo d' orrore, alla fuga ci dispone del vizio, il sublime ci solleva, e unito al patetico, talvolta ci rapisce e il cuor ci tocca sino ad attrarne lagrime di pietà. - L'Alighieri parla sempre per imagini, e la sua poesia, mancando di queste basi, prenderebbe non di rado le sembianze di pura teo

1 Trovasi quest' epiteto per la prima volta nell' edizione di Venezia 1516.

2 Vedi indietro sez. V.

sofia. Cionulladimeno quand' egli con ingegno inarri-
vabile magicamente ci trasporta seco a conoscere l' uomo
temporale e l'eterno, quando l'anima sua, sembrando
perdere quanto ha di terreno, innoltrasi a svolgere
le tele degli eccelsi misteri di sua religione, che in-
comprensibili sono e impenetrabili: allor per avventura
c'è mestier fermare l' ardito passo, se pria non ci siamo
bastevolmente addestrati nella filosofica palestra e nella
teologica, ov' egli con tanto zelo erasi fornito di forze sì
meravigliose; perciocchè, protestato avendo non una
volta sola, di non cantare a tutti, i mal capaci d' intendere
sì alte dottrine avvisa egli stesso, essere fuor di traccia la
strada loro, ed esortali però a torcere l'intricato cammino :
O voi che siete in piccioletta barca,
Desiderosi d'ascoltar, seguiti

Dietro al mio legno che cantando varca,
Tornate a riveder li vostri liti:

Non vi mettete in pelago, che forse
Perdendo me rimarreste smarriti 1. -

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XII. Sviluppasi la sua Commedia prodigiosa nella descrizione d' un viaggio misterioso attraverso i tre mondi spirituali. Lo scopo dell' opera, ch'è politico e morale ad un tempo, rendesi manifesto nel primo canto dell' Inferno. Non è permesso al divisamento di questo discorso d'entrare nelle specialità del poema, e vedere, sotto quanti e quali aspetti diversi il fiorentino Poeta l'umanità ci rappresenti; vogliamo soltanto abbozzarne uno schizzo generalissimo. Il racconto è in tre Cantiche diviso 2; e quantunque in tutte e tre vi domini lo stesso spirito malinconioso, pure ciascheduna color diverso attinge dal soggetto, che pertratta. Nella prima Cantica, in cui tutto è terribile, tutto nero sì,,,che il sangue vago

1300.

1 Parad. C. II. v. 1.

2 È supposto, che l'azione duri i tre giorni di pasqua dell' anno

1

per le vene agghiaccia," descrive egli il suo viaggio all' Inferno. Virgilio 1 vi è sua guida e suo conforto ogni qual volta fra quegl' interminabili e crudi supplizj ei venga colpito da

sospiri, pianti e alti guai 2. Ivi gli si affacciano gl'infingardi, i lussuriosi, i ghiottoni, i prodighi e gli avari, gl' iracondi e gli accidiosi, gli eretici, i falsi profeti, i violenti contra il prossimo, contra sè stessi, contra Dio, la natura e l'arte, gl' inverecondi adulatori, i barattieri ed altri molti, che lordi sconciamente di abbominevoli brutture e di delitti saranno mai sempre indegni della suprema misericordia. In questa Cantica più che nelle altre due rendesi manifesto chiaramente il gran talento dell' Autore per l' onomatopea, e il rauco suon delle rime e la durezza de' versi, che talvolta ne risultano, sembran confacenti molto alle deformi scene, ch' egli va con omerico pennello delineando. Così, a cagion d'esempio, nella descrizione del congelato fiume Cocito puossi la durezza di quel ghiaccio comparare a quella della versificazione:

Non fece al corso suo sì grosso velo
Di verno la Danubia in Austericch,
Nè il Tanai là sotto il freddo cielo,
Com' era quivi: che, se Tabernicch
Vi fosse su caduto, o Pietrapiana,
Non avria pur dall' orlo fatto cricch3.

E pervenuto Dante pressochè al fine dell' ultimo girone, esprimendo co' versi suoi il rimbombo del fiume, che nell'ottavo cerchio cadeva, non pare di que' suoni udire l'eco distinta?

Già era in loco ove s' udia il rimbombo
Dell' acqua che cadea nell' altro giro,
Simile a quel che l' arne fanno rombo 4.

1 Vedi indietro sez. XI.
3 Inf. C. XXXII. v. 25.

2 Inf. C. III. v. 22. 4 Inf. C. XVI. v. 1.

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