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Quanto alla lezione, io ho preferito quella, che mi è sembrata la più facile e la più naturale, e quella che più pieno e armonioso rendeva il verso: ma non per questo ho mancato di notare a quando a quando quelle varianti, che son degne d'una qualche considerazione, o che si prestano a variare, od anco solo a modificare il concetto.

Se io avrò fatto cosa utile ai giovani lettori di questo maraviglioso poema, io mi terrò ben pago della durata fatica.

Queste sono le cose ch' io volli avvertire allora, e (per ciò che concerne il metodo) non ho nulla da aggiungere ad esse. Ma coll' aver io detto di sopra che il commento è ridotto ora più amplio, non ho però significato tutto quello che in questa edizione havvi di più che nella prima. Or dunque dirò com' abbia premesso al poema alcuni Cenni storici intorno la vita di Dante, e com'abbia apposto tre tavole (una per cantica) rappresentanti i tre regni descritti dal Poeta: le quali, io spero, saranno trovate più esatte dell' altre, che comunemente si veggono nelle edizioni della Divina Commedia. Inoltre l'Editore ha voluto arricchire il volume di un ritratto di Dante fatto copiare dall' affresco di Giotto, e aggiungere non solo il Rimario, che riesce si comodo a chi voglia ritrovare alcun passo dell' Autore, ma anche un Indice de' nomi propri contenuti nel poema, il quale può certo riuscire di non lieve utilità agli studiosi. Dirò finalmente, che la revisione essendo stata affidata alla cura e all' intelligenza del colto giovine signor Torquato Gargani, ho luogo di ritenere che, anco per questo titolo, la presente edizione sia riuscita migliore dell' altra.

Settembre, 1860.

CENNI STORICI

INTORNO LA VITA

DI DANTE ALIGHIERI.

Dante nacque in Firenze verso la metà di Maggio del 1265. Suo padre chiamavasi Aldighiero, ed era di professione giureconsulto; sua madre donna Bella, la quale non sappiamo a qual famiglia appartenesse. Nobile e antica fu la sua stirpe, intanto che egli stesso teneasi discendere da uno di quei Romani, chc negli ultimi tempi della Repubblica fondarono o colonizzarono Firenze: pure non se ne hanno memorie anteriori al secolo XII. La sua famiglia chiamossi dapprima degli Elisei; ma da donna Aldighiera degli Aldighieri di Ferrara, moglie di Cacciaguida, tritavolo di Dante, i discendenti chiamaronsi Idighieri, cambiato poi, per dolcezza di pronunzia, in Alighieri.

Le case degli Alighieri rispondevano da una parte sulla piazzetta di san Martino, dall' altra sulla piazza de' Donati; e, piegando ad angolo, si estendevano fino alla piazzetta de'Giuochi. Se non possedevano molte ricchezze, non erano però gli Alighieri da dirsi poveri, poichè Dante, oltre le case notate, aveva delle possessioni in Camerata, a San Martino a Pagnolle, e in Piano di Ripoli: luoghi tutti vicini alla città.

I maggiori di Dante furono guelfi, ed in modo siffatto, che Farinata degli Uberti parlando di essi (Inf., X, v. 46), dice:

. . . . fieramente furo avversi

A me ed a' miei primi ed a mia parte,
Si che per duo fiate li dispersi.

Infatti un Brunetto Aldighieri, zio di Dante, trovossi alla battaglia di Montaperti, ove tenne un posto assai distinto, poichè era una delle guardie del Carroccio. Doveron pertanto due volte esulare dalla patria; la prima nel 1248, quando ne furon cac

ciati da Federigo d'Antiochia, figlio dell'imperator Federigo II, e la seconda nel 1260 dopo la sconfitta di Montaperti. Ma

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risponde Dante all'Uberti (Inf., X, v. 49); ed infatti tornarono la prima volta nel 1251, la seconda nel 1266. Essendo per altro nato Dante in Firenze, come si è detto, nel 1265, è da credersi che il padre di lui fosse richiamato alla patria prima degli altri Guelfi.

Aveva Dante poco più di dieci anni quand'egli perse il genitore: nientedimeno, per cura della madre sua e de' parenti, fu fatto istruire in ogni liberal disciplina; e il celebre Brunetto Latini fu uno de' suoi maestri. Nè solo le lettere e le scienze studiò egli, ma pur la musica e il disegno: alla teologia poi non applicò, se non quand' ebbe varcato i cinque lustri.

Non aveva che diciott'anni allorquando scrisse il primo suo sonetto, che incomincia:

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e l'occasione di esso, come di tutte le altre sue poesie giovanili, fu la seguente. Il primo di Maggio del 1274 Dante, non compiuti interamente nove anni, fu condotto dal padre in casa di Folco Portinari (cittadino de' più ragguardevoli e provvisto di molte facoltà) ad una di quelle feste, che nella stagione di primavera solevano allora i signori fiorentini dare ai parenti e agli amici. Or quivi trovandosi, s'imbattè in una piccola figlia di Folco, che contava poco più d' otto anni, e che chiamavasi Beatrice: l'immagine della quale ei s'accolse con tanto affettc nel cuore, che fin da quel giorno dee dirsi che incominciasse ad esser signoreggiato dalla passione d'amore. Passati altri nove anni, la rivide in mezzo a due gentili donne, e, salutandola, fu da essa cortesemente risalutato. Di che prese tanta dolcezza, che ritrattosi nella sua camera a pensare di quella cortesia, fu sopraggiunto da un dolcissimo sonno, e in quello ebbe una visione. Svegliatosi, si propose di comporre un sonetto, nel quale significasse ciò che gli era parso vedere, e d'indirizzarlo ai fedeli d'amore, perchè gli dessero risposta in proposito.

L'amore di Beatrice, che si contenne sempre dentro i limiti della più pura benevolenza, fu adunque quello che accese in Dante le prime scintille poetiche, e (come dice egli stesso) gli fu stimolo a vie più istruirsi e a ben fare. Infatti nel gran coema ch'egli scrisse nella sua virilità, cioè quando Beatrice

era morta da più anni, disse di lei quello che mai non fu detto d'alcuna, siccome erasi dapprima proposto. (Vita Nuova, § ult)

Ma s'egli era dato tutto agli studi, non lasciava però le cure civili, nè trascurava i doveri, che come a cittadino di libero reggimento gl'incombevano. I fuorusciti fiorentini, insiem con altri Ghibellini di Toscana e di Romagna, avean fatto massa ad Arezzo, e si apprestavano ad invadere il territorio della Repubblica il perchè fu d'uopo a Firenze di provvedere alla sua difesa. S'armarono dunque i Fiorentini, e fra questi Dante; il quale, siccome di famiglia nobile, fece parte delle genti d'arme a cavallo. A Campaldino, luogo presso a Poppi, ove nell'11 Giugno 1289 seguì la battaglia, si trovò Dante a combattere nella prima schiera, la quale da principio ributtata, potè poi, per l'aiuto de' pedoni, riprendere l'offensiva, tantochè i Fiorentini ottennero piena vittoria. Due mesi appresso andò all'assedio del castello di Caprona, e colà stette finchè i Pisani, che da qualche tempo se n'erano impadroniti, non ne fecero la restituzione ai Lucchesi, allora in lega coi Fiorentini.

Il 9 Giugno 1290 morì Beatrice, già maritata a Simone de' Bardi. Quant' ei ne rimanesse dolente non è a dirsi; ond'è che, non dando egli sosta alle lacrime, i parenti e gli amici gli furono attorno, e tanto fecero, che lo indussero a tôr moglie. Adunque circa il 1291 s'unì con Gemma di Manetto Donati, e da essa ebbe più figli, siccome sarà detto in seguito. E poichè per conseguire i pubblici offici della Repubblica bisognava essere ascritto ad una delle Arti, egli si ascrisse nel 1295 a quella de' medici e speziali, ch'era la sesta fra le sette Arti maggiori. La molta sua virtù gli aprì la via degli onori, intantochè, se prestiamo fede al Boccaccio, niuna importante deliberazione si prendeva s'egli non dava la sua sentenza. Fu più volte ambasciatore della Repubblica, ed una fra le altre al Comune di san Gemignano nel 1299, col quale stabili un accordo concernente la Taglia guelfa. Più volte fece parte del Consiglio di Stato, detto il Consiglio Speciale, e finalmente nel 1300, il 15 Giugno, ottenne l'ufficio del priorato, ch'era la suprema magistratura della Repubblica.

Ma, com'egli racconta in una sua lettera, veduta da Leonardo Bruni, tutti li mali e tutti gl' inconvenienti miei dagl' infausti comizi del mio priorato ebbero cagione e principio: del quale priorato, benchè per prudenza io non fossi degno, nientedimeno per fede e per età non ne era indegno; perciocchè dieci anni erano già passati dopo la battaglia di Campallino. . . . . dove mi trovai non fanciullo nelle armi, e dove

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