lo sanno quanto egli lo è, più per tradizione e indovinando, che rendendosi conto della grandezza di lui. Alfieri, il gran restauratore dello studio di Dante (perchè Monti lo studiò più che non lo fece studiare ), soleva dire, che non eran forse trenta persone in tutta Italia, che intendessero Dante. Er diceva bene, e forse più che nol credeva egli stesso; perciocchè io dubito che egli stesso intendesse Dante compiutamente. Intendevalo bene, quanto a lingua e a poesia appassionata, sendo egli, Alfieri, maestro in queste due parti. Ma due altre ne sono in Dante, che ne Alfieri, nè forse nessuno fin ora non intende: dico la filosofia e la politica di Dante.... E lo stesso si dica dell'altra parte non intesa del sommo poeta, la parte storica. Non era Dante nè un pedante, nè solamente un poeta o un letterato; ma un uomo di pratica, un uomo di stato e di spada, e di parti; uno di quelli, che, scrivendo, mirano ai posteri sì, ma non ai posteri immaginarii, indeterminati, che si fanno taluni, bensì ai posteri immediati e necessarii dell'età presente; e più che ai posteri, anche senza confessarlo, nè talora saperlo, mirano all'età vissuta da essi, e continuamente se ne scostano; vi tornano, e ne sono anche involontariamente preoccupati e invasali: ond'è che la ritraggono così meravigliosamente ed al vivo, e si possono dire, e si dicono poi, rappresentanti di quell'età. Questo fu Dante; e le allusioni vi si ritrovano anche più che non i nomi e i fatti dell'età sua, che vi si trovano pure ad ogni tratto. Ma, anche qui, chi conosce la storia, i fatti, i nomi, le parti, gl'interessi, i pensieri, e, in somma, tutto il genio di quell'età? Di molti anni anche qui han da correre, prima che si giunga ad una cognizione volgare di tutto ciò. Intanto i commentatori fanno certe spiegazioni, le quali, riferendosi ad una cognizione non posseduta da' leggitori, avrebbero mestieri esse di spiegazioni e commento. Nè, a dir vero, è possibile a niuno dar tali cognizioni in un commento, senza farne una storia; ed anzi una tale tutta diversa, e troppo più difficile a farsi che niuna di quelle esi stenti fin ora. E così, per vero dire, è succeduto non è molto a tale, che, appunto dal voler non più che far intendere Dante, sali a poco a poco a farsi storico, e credo sarà uno de' più strepitosi d'Italia, fra pochi anni, quando che sieno pubblicati quei lavori. » E questi lavori sono in parte ora già publicati, e preghiamo sanità e lunghi anni dal cielo all'autore di essi, perché possa in tutto avverarsi la predizione del Balbo. Il quale, per altro, se ora vivesse, siam certi che si congratulerebbe all'autore del Veltro allegorico di Dante di essersi, senza intermetter quegli ardui lavori, da capo rifatto all'antico argomento. E si che, dopo le opposizioni dotte e indotte, urbane e non urbane, mosse da molti a quel libro, era pregio dell'opera il rispondere ad esse, o, meglio, rischiarare e porre in sodo fatti ed opinioni non particolari e da far pago l'amor proprio di chi prima gli mise in campo, ma importanti quanto importa nella storia lo sceverar le favole dagli avvenimenti certi ed indubitati. Nel 1832, in fatti, comparve in Napoli nel giornale il Progresso, come che senza nome d'autore, una scrittura intitolata Del Veltro allegorico de' Ghibellini, nella quale però tutti scorsero l'autore dal Veltro allegorico di Dante. Dopo ventitrè anni, dibattute e maturate quelle ed altre opinioni ancora, mentre più che altra volta mai ferve in tutti gli abitatori della Penisola il desiderio, non che d'illustrare il loro massimo poeta, ma di appurare e render certa tutta la loro istoria, ricomparisce il Veltro allegorico de' Ghibellini, in molte parti rifatto e di molto ampliato, e accompagnato da altri discorsi e documenti scritti e raccolti dal medesimo autore, i quali tendono a dar piena luce a tutto che prima avesse potuto sembrare pur da leggiera nebbia coperto. Altri dottamente trattò della filosofia di Dante, altri della sua politica; chi, fasciata ad altrui la cura di ricercare e mostrar del divino Poema le bellezze di poesia e di lingua, si occupò della parte storica di esso ' BALBO, Pensieri ed Esempii, Lib. III, § XXIV, pag. 239; ediz. Fir. 1854. malamente per innanzi da' più trascurata. A quest'ultimo fine, pognamo che non in quella estensione che per avventura si sarebbe potuto richiedere, è indirizzato il presente libro: il quale, perchè meglio rispondesse ancora al desiderio degli studiosi di Dante, noi l'abbiamo arricchito di tre altre scritture, che, qual più, qual meno, hanno attinenza allo scopo generale di esso, e che per la rarità e la loro importanza ben meritavano d'essere insieme riunite. In somma, le più, a così dire, vitali quistioni storiche intorno alla Divina Comedia qui si trovano discusse e svolte: con quanta forza di ragionare e dottrina, il vedrà chi legge, a cui n'entrano abbastanza mallevadori i nomi di quei valorosi che scrissero. Noi siamo lieti di porgere a tutti gl' Italiani una pruova del come e quanto si coltivano tali studii in questa nostra terra carissima, la quale a niun'altra si mostrò mai seconda per ricchezza d'ingegni e amore alla soda e verace dottrina. Di Napoli, il dicembre del 1855. BRUTO FABRICATORE. |