si danno a questo studio; anzi confido che anche il dotto più austero, considerata la mia versione sotto questo rispetto, vorrà essermi cortese della sua indulgenza. Il popolo, e in particolar guisa quello della Venezia, potrà per la via di parole scritte nel suo linguaggio farsi una idea di quanto si contiene nel gran libro, gloria e onore dell'Italia nostra. Ivi informato a' principii veri del giusto e dell'onesto, e le pitture del turpe vizio discoprendo, saprà inspirarsi ad elevati e nobili sensi degni del nome italiano. Al popolo pertanto consacro principalmente questa mia fatica; la quale, se non offrirà nel campo letterario che una assai languida idea del gran tipo da cui soltanto è dato ritrarre lo slancio prodigioso di una mente quasi divina, avrà almeno il conforto di avere dischiusa alla intelligenza dei più un'alta creazione, che seminata di maschie virtù cittadine, infonde nell' uomo generosi sensi di patria carità, e lo rende capace di magnanime imprese. E sarò ben fortunato, se questa mia versione potrà indurre taluno a scorrere il testo del sacro poema, a quella guisa che un informe abbozzo di un rinomato dipinto invoglia il dilettante a vagheggiarne l'originale. |