La divina commedia: Il purgatorioFabris, 1843 |
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alcun amore angeli anime antichi avea BALESTRIERI INC beati Beatrice buon cagione cammino CANTO CANTO IV CANTO VII CANTO XXXI carro ch'io chè ciascun cielo colla coloro colpa colui corpo Corso Donati costui cotal Dante detto dice dietro diletto dimanda divina dolce donna dritto Duca ELISA MARIANI INCI essendo esso Eunoè FABRIS fece figliuolo Filippo il Bello fiori fiume gente gira girone giustizia grido grifone Guido Inferno innanzi Intendi l'Alighieri l'altro l'angelo l'anima l'ombra l'una lascia lume luogo male opere Mantovano Matelda mente mondo monte del Purgatorio morale morte mostra notte occhi omai parea parlare parole passi peccato pianta piè poco Poeta poscia prego pria purga Purgatorio quivi raggi rispose salire sede apostolica segno selva sente sette significato Sordello sovra Stazio stelle stendali superbia tendi terra TOMO tosto veder vedere veggio venire verso vidi Virgilio virtù volge volsi
Popular passages
Page 190 - Esce di mano a Lui che la vagheggia, Prima che sia, a guisa di fanciulla Che piangendo e ridendo pargoleggia, L'anima semplicetta che sa nulla, Salvo che, mossa da lieto Fattore, Volentier torna a ciò che la trastulla.
Page 93 - Era già l'ora che volge il disio ai naviganti e intenerisce il core lo di c'han detto ai dolci amici addio; e che lo novo peregrin d'amore punge, se ode squilla di lontano che paia il giorno pianger che si more, quand'io incominciai a render vano l'udire ea mirare una dell'alme surta che l'ascoltar chiedea con mano.
Page 72 - Quell'anima gentil fu cosi presta, Sol per lo dolce suon della sua terra, Di fare al cittadin suo quivi festa; Ed ora in te non stanno senza guerra Li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode Di quei che un muro ed una fossa serra.
Page 358 - Piacer, quanto le belle membra in ch' io Rinchiusa fui, e sono in terra sparte : E se il sommo piacer sì ti fallio Per la mia morte, qual cosa mortale Dovea poi trarre te nel suo disio ? Ben ti dovevi, per lo primo strale Delle cose fallaci, levar suso Diretro a me che non era più tale.
Page 403 - Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, Non la tua conversion, ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre!
Page 235 - Veggiolo un' altra volta esser deriso ; Veggio rinnovellar l' aceto e il fele, E tra vivi ladroni esser anciso. Veggio il nuovo Pilato sì crudele, Che ciò noi sazia, ma, senza decreto, Porta nel tempio le cupide vele. O Signor mio, quando sarò io lieto A veder la vendetta, che, nascosa, Fa dolce l...
Page 85 - Là dove più ch' a mezzo muore il lembo. Oro ed argento fino, e cocco e biacca, Indico legno lucido e sereno, Fresco smeraldo in i' ora che si fiacca, 75 Dall' erba e dalli fior dentro a quel seno Posti, ciascun saria di color vinto, Come dal suo maggiore è vinto il meno. Non avea pur natura ivi dipinto, Ma di soavità di mille odori 80 Vi faceva un incognito indistinto. Salve, Regina, in sul verde e in su' fiori Quindi seder, cantando, anime vidi, Che per la valle non parean di fuori.
Page 37 - Chè se potuto aveste veder tutto, Mestier non era partorir Maria ; E disiar vedeste senza frutto Tai, che sarebbe lor disio quetato, Ch' eternalmente è dato lor per lutto.
Page 302 - Tal mi fec' io (ma non a tanto insurgo) Quando i' udi' nomar se stesso il padre Mio, e degli altri miei miglior, che mai Rime d'amore usar dolci e leggiadre: E senza udire e dir pensoso andai Lunga fiata rimirando lui, Né per lo fuoco in là più m
Page 75 - Or ti fa lieta, che tu hai ben onde: Tu ricca, tu con pace, tu con senno. S'io dico ver, l'effetto noi nasconde. Atene e Lacedemona, che fenno L...