rarli, come le osservazioni e le esperienze mi han fatto veder chiaramente. E non solo non è contro la carità una tale disposizione, ma sarebbe anzi un' ope ra degna di carità. La carità bene ordinata debbe avere in vista e procurare in primo luogo il bene universale di tutta la società, e questo appunto riguarda ciò che io propongo. Di più, che sieno castigati i delinquenti lo vuol la giustizia in pena delle loro male operazioni, lo vuole la carità perchè si correggano. E a questo oggetto istesso di correggere ed emendare da tanti difetti į lavoratori delle campagne, necessario sarebbe il riformare un tale statuto e costume, o nella maniera proposta o in qualunque altra che più piacesse e più propria e vantaggiosa sembrasse alla pubblica autorità. Imperocchè non vi è certamente da trovare mezzo alcuno più potente di questo per tenere in freno e in timore i lavoratori, e per ridurre a ben fare i mancanti. Questo produrrà sicuramente tutti quei buoni effetti che in tante maniere si studiano, si procurano e si vorrebbero da' possessori. Questo li renderà docili: questo farà che essi pro curino di spogliarsi di tanti pregiudizj in cui si trovano involti, e che attendano a istruirsi in tutte quelle cose cui pretendono di sapere e non sanno questo li formerà laboriosi, attenti, industriosi, fedeli, onde con vantaggio e con piacere di tutti tornerà florida e nell'essere suo primiero l'agricoltura, si raddoppieranno ben presto i prodotti de' terreni, rifioriranno le arti, dilaterassi il commercio, e in fine vedrassi comparire fra' cittadini quella felicità, che fu l'unico oggetto per cui gli uomini abbandonate le foreste si riunirono insieme e si legarono in una vita sociale. Quoniam, ut præclare scriptum est a Platone, non nobis solum nati sumus, ortusque nostri partem patria, partem parentes vindicant, partem amici; atque placet Stoicis, quæ in terris gignuntur, ad usum hominum omnia creari, homines autem hominum causa esse generatos, ut ipsi inter se alii aliis prodesse possent: IN HOC NATURAM DEBEMUS DUCEM SEQUI, et communes utilitates in medium afferre mutatione officiorum, dando, accipiendo, tum artibus, tum opera, tum facultatibus devincire hominum inter homines societatem. Cic. De offic. Lib. I. 107 no, CAP. I. Introduzione. EGLI è comunemente il fato di tutte le umane cose, che su questa terra accadono o si fanno, il riuscire di piacere e di vantaggio a molti, a molti altri di dispiacere e di danancorchè esse accadano e si facciano per piacere e giovare a tutti. Nelle regole istesse mai sempre immutabili dal sapientissimo autore della natura stabilite per la conservazione di questo universo, se si considerino attentamente, noi troveremo che almeno le cause fisiche de' mali fisici sono ancora le cause de' beni fisici, e che anzi unicamente per questo sono istituite. Le piogge, per esempio, son destinate a fertilizzare i terreni, eppure se ne dolgono, perche loro incomode, i viaggiatori. Che se tanto segue ed è inevitabile nell' ordine della natura, maraviglia recar non ci dee che nelle azioni nostre altrettanto e più ancora addivenga. Non è però che abbia sempre l'uomo giusto mo |