Storia della economia pubblica in Italia, ossia, Epilogo critico degli economisti italiani: preceduto da un' introduzione

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Svizzera italiana, 1849 - 272 pages
 

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Popular passages

Page 115 - In altra lettera (2) cosi si esprimeva : « lo sono omai vecchio, né spero o pretendo nulla più dalla terra. Il mio fine sarebbe di vedere se potessi lasciare i miei Italiani un poco più illuminati , che non gli ho trovati venendovi, e anche un poco meglio affetti alla virtù, la quale sola può essere la vera madre d'ogni bene. È inutile di pensare ad arte, a commercio, a governo, se non si pensa a riformar la morale.
Page 127 - F ingegno sempre allo stesso genere di opere e di prodotti , egli più facili , più abbondanti e migliori ne trova i risultati , di quello che se ciascuno isolatamente le cose tutte a...
Page 67 - Succede dell'oro nel commercio come di una fiaccola in mano d'un fanciullo, che par che faccia un cerchio continuato di fuoco, se venga raggirata con velocità. Così una piccola somma d'oro, se si raggiri velocemente da una mano in un'altra, abbaglia l'occhio, e par che moltiplichi se medesima.
Page 67 - ... diversi scudi che non facessero in questo tempo altro che un solo passaggio nella seconda mano, farà figura di cento scudi, provvedendo ciascheduna di queste cento persone, che lo spesero, del loro bisogno per l'intiero suo valore di uno scudo.
Page 40 - Nei governi moderati e dolci si vede maggiori popoli per essere i matrimoni più liberi e più desiderabili dagli uomini, perché ciascuno procrea volentieri quei figliuoli che crede poter nutrire, non dubitando che il patrimonio gli sia tolto ; che conosce non solamente che nascono liberi e non schiavi, ma che possono, mediante la virtù loro, diventar grandi.
Page 194 - ... troni, il dovere del filosofo è di predicarla, di sostenerla, di promuoverla, d'illustrarla. Se i lumi che egli sparge non sono utili pel suo secolo e per la sua patria, lo saranno sicuramente per un altro secolo e per un altro paese.
Page 40 - La sicurezza pubblica, e la protezione sono il nervo dell' agricoltura e del commercio; perciò deve il principe animare i sudditi a potere quietamente esercitare gli esercizj loro, e nella mercanzia e nell...
Page 31 - Quell'anima gentil fu così presta, Sol per lo dolce suon della sua terra, Di fare al cittadin suo quivi festa ; Ed ora in te non stanno senza guerra Li vivi tuoi ; e l'un l'altro si rode Di quei che un muro ed una fossa serra.
Page 83 - 11 semble que Platon et Molière se soient réunis pour composer cet ouvrage. Je n'en ai encore lu que les deux tiers ; j'attends le dénouement de la pioca avec une grande impatience.
Page 66 - Il ripetere ed insinuar questo punto, quanto ai popoli odioso 58 altrettanto vero, non è mai troppo. Se il consumo non è proporzionato alla quantità del frutto, questo perde di stima, s'avvilisce di prezzo. Questo avvilimento mette in perdita il coltivarlo ; onde ne segue la desolazione delle campagne, la povertà, la miseria delle città e finalmente le carestie. Il voler aggravarsi lo stomaco di quell'alimento che ci sopravanza, negando di permutarlo con altra cosa che ci bisogni...

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