La vita e i tempi di Dante Alighieri, dissertazioni

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Giulio Speirani, 1882 - 116 pages
 

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Page 40 - 1 Maestro, che l'andare allenti? Che ti fa ciò che quivi si pispiglia? Vien dietro a me, e lascia dir le genti; Sta, come torre, fermo, che non crolla Giammai la cima per soffiar di venti.
Page 101 - Pereti' io a lui : Se ti riduci a mente Qual fosti meco e quale io teco fui, Ancor fia grave il memorar presente. Di quella vita mi volse costui Che mi va innanzi, l' altr' ier, quando tonda Vi si mostrò la suora di colui ; E il sol mostrai. Costui per la profonda Notte menato m' ha dai veri morti, Con questa vera carne che il seconda.
Page 29 - Non aspettar mio dir più, né mio cenno: Libero, dritto e sano è tuo arbitrio, E fallo fora non fare a suo senno ; Per eh' io te sopra te corono e mitrio.
Page 77 - Nella puerizia sua nutrito liberalmente, e dato a Precettori delle Lettere, subito apparve in lui ingegno grandissimo, e attissimo a cose eccellenti. Il padre suo Aldighieri perde nella sua puerizia; nientedimanco confortato da...
Page 42 - Però ti son mostrate in queste ruote, Nel monte e nella valle dolorosa, Pur l'anime che son di fama note...
Page 67 - Moronto fu mio frate ed Eliseo : Mia donna venne a me di val di Pado ; E quindi il soprannome tuo si feo.
Page 2 - Quaggiù dove l' affetto nostro langue, Mirabil cosa non mi sarà mai ; Che là dove appetito non si torce, Dico nel cielo, io me ne gloriai. Ben se...
Page 105 - Ed egli a me : Se tu segui tua stella, Non puoi fallire a glorioso porto, Se ben m'accorsi nella vita bella. E s'io non fossi sì per tempo morto, Veggendo il cielo a te così benigno, Dato t'avrei all'opera conforto.
Page 102 - Sì tosto come in su la soglia fui Di mia seconda etade, e mutai vita, Questi si tolse a me, e diessi altrui. Quando di carne a spirto era salita, E bellezza e virtù cresciuta m'era, Fu...
Page 1 - Che 1' una parte e 1' altra avranno fame Di te; ma lungi fia dal becco l'erba. Facciatt le bestie fiesolane strame Di lor medesme, e non tocchin la pianta, S' alcuna surge ancor nel lor letame, In cui riviva la sementa santa Di quei Roman, che vi rimaser, quando Fu fatto il nido di malizia tanta.

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