L'assedio di Firenze: Capitoli XXX.

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Libreria Baudry; H. Bossange, 1836
 

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Page 267 - Del bello ovile, ov' io dormii agnello Nimico a' lupi, che gli danno guerra; Con altra voce omai, con altro vello Ritornerò poeta, ed in sul fonte Del mio battesmo prenderò il cappello.
Page 240 - La notte, che tu vedi in si dolci atti Dormire, fu da un angelo scolpita In questo sasso ; e, perché dorme, ha vita ; Destala, se noi credi, e parlerat!)'.
Page 239 - ... armi, e fare in quel marmo la sua vendetta immortale. Effigiò Lorenzo che siede e medita profondamente presso il sepolcro; ma i pensieri del tiranno vicino alla tomba son dei rimorsi. Io gli leggo in quella fronte piena di vita; e parmi che dall'aperto avello la mortegli gridi: « Scendi ove comincia pei potenti la giustizia » degli uomini e .quella di Dio. » E coll' Aurora e col Crepuscolo indicava a Lorenzo che fu breve e non suo lo splendore di quell
Page 221 - Firenze, perduta la sua libertà, piena di tanta mestizia, di tale spavento e di si fatta confusione, che a gran pena, non che scrivere, immaginare si potrebbe. I vincitori fatti superbi, guardavano a traverso , e svillaneggiavano i vinti: i vinti per lo contrario venuti dimessi, si rammaricavano tacitamente di Malatesta, e dubitando di quello che avvenne, non ardivano d'alzare gli occhi, non che di contrastare ai vincitori : i giovani avvedutisi tardi dell...
Page 217 - Che la forma del governo abbia da ordinarsi e stabilirsi dalla Maestà Cesarea fra quattro mesi prossimi avvenire, intendendosi sempre che sia conservata la libertà. 2o Che tutti i sostenuti dentro di Firenze per sospezione o amicizia della casa de...
Page 137 - ... stra più viva, che l'occasione o la necessità la costringe a far » prova di sé. Siamo in termine, dove l' una e l'altra cosa ci » si apparecchia per fare al mondo più chiara e più bella la » costanza 3 delli animi nostri.
Page 222 - ... la nobiltà: i ricchi pensavano continovamente qual via potessono tenere per non perdere affatto la roba: i poveri dì e notte in che modo fare dovessono a non morirsi in tutto e per...
Page 222 - ... e in vano delle loro discordie e pazzie pentendosi, stavano di peggiore: i nobili si sdegnavano tra sé, e si rodevano dentro d'avere ad essere scherniti e vilipesi dalla più infima plebe: la plebe in estrema necessità di tutte le cose, non voleva non isfogarsi almeno colle parole...
Page 136 - ... allora si dimostra più viva che l'occasione o la necessità la costringe a far prova di sé. Siamo in termine dove l'una e l'altra cosa ci si apparecchia a mostrar la costanza e la fortezza degli animi nostri.
Page 274 - Fiorenza, che faceva i detti fiorini, risposero i Pisani dispettosamente per invidia dicendo : sono i nostri Arabi fra terra ; che tanto viene a dire i nostri montanari. Rispose saviamente il re : non pare moneta di Arabi ; o voi Pisani, qual moneta è la vostra ? Allora furono confusi, e non seppero che rispondere ; e dimandando, se vi era alcun mercante di Fiorenza, trovavasi uno d' oltrarno, che aveva nome Pela Balducci, uomo discreto, e savio.

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