Grammatica storica della lingua italiana: Sintassi--Fonologia--Morfologia

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Page 116 - Ch' è principio e cagion di tutta gioia ? Oh! se' tu quel Virgilio, e quella fonte, Che spande di parlar sì largo fiume? Risposi lui con vergognosa fronte. O degli altri poeti onore e lume, Vagliami '1 lungo studio e '1 grande amore , Che m' han fatto cercar lo tuo volume. Tu se' lo mio maestro, e '1 mio autore : 'Tu se' solo colui, da cu' io tolsi Lo bello stile, che m'ha fatto onore.
Page 139 - Imperador del doloroso regno Da mezzo il petto uscia fuor della ghiaccia ; E più con un gigante io mi convegno, Che i giganti non fan con le sue braccia : Vedi oggimai quant' esser dee quel tutto, Ch' a cosi fatta parte si confaccia.
Page 77 - Nel vano immaginare, ov' io entrai; Ed esser mi parea non so in qual loco, E veder donne andar per via disciolte, Qual lagrimando, e qual traendo guai, Che di tristizia saettavan foco. Poi mi parve vedere a poco a poco Turbar lo sole ed apparir la stella, E pianger egli ed ella; Cader gli augelli volando per l'are, E la terra tremare; Ed uom m'apparve scolorito e fioco, Dicendomi: 'Che fai? non sai novella? Morta è la donna tua, ch'era sì bella.
Page 129 - Quali i fioretti, dal notturno gelo chinati e chiusi, poi che '1 sol li 'mbianca si drizzan tutti aperti in loro stelo, tal mi fec'io di mia virtute stanca, e tanto buono ardire al cor mi corse, ch'i' cominciai come persona franca: «Oh pietosa colei che mi soccorse!
Page 6 - Io son colui, che tenni ambo le chiavi Del cor di Federico, e che le volsi, Serrando e disserrando, si soavi, 60 Che dal segreto suo quasi ogni uom tolsi : Fede portai al glorioso ufizio, Tanto ch' io ne perdei lo sonno ei polsi. La meretrice, che mai dall...
Page 121 - l teschio misero co' denti, Che- furo all' osso, come d'un can, forti. Ahi Pisa, vituperio delle genti Del bel paese là dove 'l sì suona ; Poi che i vicini a te punir son lenti, Muovasi la Capraja e la Gorgona, E faccian siepe ad Arno in su la foce, Sì eh' egli annieghi in te ogni persona.
Page 5 - Sintassi della lingua italiana con riguardo alle principali attinenze della sintassi latina e greca. Seconda edizione, diligentemente riveduta dall
Page 63 - Non che Roma di carro così bello Rallegrasse Africano, ovvero Augusto, Ma quel del Sol saria pover con elio; Quel del Sol che sviando fu combusto, Per l'orazion della Terra devota; Quando fu Giove arcanamente giusto.
Page 132 - Di qua l'un braccio, e di là l'altro gira, or l'una or l'altra gamba; e nulla giova. Caccia il sonno il timor; gli occhi apre, e mira: non vede alcuno. Or già non scalda e cova più le vedove piume, ma si getta del letto e fuor del padiglione in fretta: 22 e corre al mar, graffiandosi le gote, presaga e certa ormai di sua fortuna.
Page 96 - Musa tu, che di caduchi allori Non circondi la fronte in Elicona, Ma su nel Cielo infra i beati cori Hai di stelle immortali aurea corona; Tu spira al petto mio celesti ardori, Tu rischiara il mio canto, e tu perdona Se intesso fregi al ver, s'adorno in parte D'altri diletti che de

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