Giornale napoletano di folosofia e lettere, scienze morali e politiche, diretto da F. Fiorentino, compilato dal prof. C.M. Tallarigo, Volumes 3-4 |
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Popular passages
Page 390 - Così meco ragiono: e della stanza smisurata e superba, e dell'innumerabile famiglia; poi di tanto adoprar, di tanti moti d'ogni celeste, ogni terrena cosa, girando senza posa, per tornar sempre là donde son mosse; uso alcuno, alcun frutto indovinar non so.
Page 156 - Incaute voci Spande il tuo labbro: i destinati eventi Move arcano consiglio. Arcano è tutto, Fuor che il nostro dolor. Negletta prole Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo De
Page 149 - Placida notte, e verecondo raggio Della cadente luna; e tu che spunti Fra la tacita selva in su la rupe, Nunzio del giorno; oh dilettose e care Mentre ignote mi fur l'erinni e il fato, Sembianze agli occhi miei; già non arride Spettacol molle ai disperati affetti. Noi l'insueto allor gaudio ravviva Quando per l'etra liquido si volve E per li campi trepidanti il flutto Polveroso de...
Page 155 - Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso Macchiommi anzi il natale, onde sì torvo II ciel mi fosse e di fortuna il volto? In che peccai bambina, allor che ignara Di misfatto è la vita, onde poi scemo Di giovanezza, e disfiorato, al fuso Dell'indomita Parca si volvesse II ferrigno mio stame?
Page 144 - E tu dal mar cui nostro sangue irriga, Candida luna, sorgi, E l'inquieta notte e la funesta All'ausonio valor campagna esplori.
Page 390 - ... come tutti i filosofi seriosamente si studiarono di conseguire la scienza di questo mondo naturale, del quale, perché Iddio egli il fece, esso solo ne ha la scienza; e traccurarono di meditare su questo mondo delle nazioni, o sia mondo civile, del quale, perché l'avevano fatto gli uomini, ne potevano conseguire la scienza gli uomini.
Page 18 - E io adunque, che non seggio a la beata mensa, ma, fuggito de la pastura del vulgo, a' piedi di coloro che seggiono ricolgo di quello che da loro cade, e conosco la misera vita di quelli che dietro m'ho lasciati, per la dolcezza ch'io sento in quello che...
Page 130 - ... io mi sono rovinato con sette anni di studio matto e disperatissimo in quel tempo che mi s'andava formando e mi 'si doveva assodare la complessione. E mi sono, rovinato infelicemente e senza rimedio per tutta la vita, e rendutomi l'aspetto miserabile, e dispregevolissima tutta quella gran parte dell'uomo, che è la sola a cui guardino i più...
Page 38 - E tal si crede intender veramente, Leggendo il testo, tutte le sue cose, Che la corteccia de' versi non sente : E tal prende la penna per far chiose, Che non discerne per la corta vista Le gran sentenze che vi son nascose. Che, se non è perfetto autorista, Non può comprender la sua poetrìa, E, benché legga, poco frutto acquista.
Page 132 - Alle sembianze il Padre, alle amene sembianze eterno regno die nelle genti; e per virili imprese, per dotta lira o canto, virtù non luce in disadorno ammanto. Morremo. Il velo indegno a terra sparto, rifuggirà l'ignudo animo a Dite, e il crudo fallo emenderà del cieco dispensator de