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CANTIGA SECONDA

PURGATORIO

CANTO PRIMO

Per correr miglior acqua alza le vele
Omai la navicella del mio ingegno,
Che lascia dietro a sè mar sì crudele:

E canterò di quel secondo regno,
Ove l'umano spirito si purga,
E di salire al Ciel diventa degno.
Ma qui la morta poesia risurga,

3

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VARIANTI

3. Ald. retro. Pog. Antald. dietro a me. 7. Ald. Ros, poesi.

O sante Muse, poi che vostro sono,
E qui Calliopea alquanto surga,
Seguitando il mio canto con quel suono,
Di cui le Piche misere sentiro
Lo colpo tal, che disperar perdono.
Dolce color d'oriental zaffiro,

Che s'accoglieva nel sereno aspetto
Dell' aer puro infino al primo giro,

Agli occhi miei ricominciò diletto,

9

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15

Tosto ch' io uscii fuor dell' aura morta,

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Che mi avea contristati gli occhi e il petto.

18

Lo bel pianeta, che ad amar conforta,
Faceva tutto rider l'oriente,

Velando i Pesci, ch'erano in sua scorta.
Io mi volsi a man destra, e posi mente
All' altro polo, e vidi quattro stelle

21

Non viste mai, fuor che alla prima gente.

24

Goder pareva il Ciel di lor fiammelle:

O settentrional vedovo sito,

Poi che privato sei di mirar quelle!

Com' io da loro sguardo fui partito,

Un poco me volgendo all' altro polo
Là onde il Carro già era sparito,

Vidi presso di me un veglio solo,

Degno di tanta reverenza in vista,

Che più non dee a padre alcun figliuolo.

- 27

30

33

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9. Ros. Bar. Vat. Antald. Calliopè. 15. Bar. Cr. Del mezzo puro. 17. Nid. Pog. Tosto ch'io usci fuor. Bar. Tosto ch' io fuori uscii. 20. Ros. Tutto faceva. Bar. Faceva rider tutto.

28. Bar. dal loro. Pog. di loro sguardo. 30. Pog. Là dove it carro 51. Ros. Bar. vecchio.

1

Lunga la barba e di pel bianco mista
Portava a' suoi capegli simigliante,

De' quai cadeva al petto doppia lista.

36

Li raggi delle quattro luci sante

Fregiavan sì la sua faccia di lume,

Ch' io il vedea, come il Sol fosse davante.

39

Chi siete voi, che contra il cieco fiume
Fuggito avete la prigione eterna?

Disse ei, movendo quelle oneste piume.
Chi v' ha guidati? o chi vi fu lucerna,
Uscendo fuor della profonda notte,
Che sempre nera fa la valle inferna?
Son le leggi d'abisso così rotte?

O è mutato in Ciel nuovo consiglio,
Che dannati venite alle mie grotte?
Lo duca mio allor mi diè di piglio,

E con parole, e con mani, e con cenni, Reverenti mi fe' le gambe e il ciglio : Poscia rispose lui: Da me non venni :

Donna scese dal Ciel, per li cui preghi Della mia compagnia costui sovvenni. Ma da ch'è tuo voler che più si spieghi

Di nostra condizion, com'ella è vera, Esser non può il mio, che a te si nieghi. Questi non vide mai l'ultima sera,

Ma per la sua follia le fu sì

35. Ros. Cr. e i suoi.

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presso,

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57

-40. Pog. che sopra 'l cieco, Ros. che contro al cieco.-45. Bar. o che vi fu. - 45. Antald. che sempre buja. — 49. Pog. Allora il duca mio, 52. Ros, a lui. Bar. Poi si rispose a lui. - 57. Pog. Antald. Esser non può che mio a te si nieghi, — 59. Rog. vi fu si presso.

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