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E quanto uom più va su, e men fa male. Però quando ella ti parrà soave

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Tanto, che il su andar ti sia leggiero,

Come a seconda giù l'andar per naye,

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Allor sarai al fin d'esto sentiero;

Quivi di riposar l'affanno aspetta:

Più non rispondo, e questo so per vero.
E come egli ebbe sua parola detta,
Una voce di presso sonò: Forse

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Che di sedere in prima avrai distretta..

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Al suon di lei ciascun di noi si torse,

E vedemmo a mancina un gran petrone,

Del qual nè io, nè ei prima s'accorse.

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Là ci traemmo: e ivi eran persone,

Che si stavano all'ombra dietro al sasso,

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Come l'uom per negghienza a star si pone: 105, E un di lor, che mi sembrava lasso, Sedeva e abbracciava le ginocchia, Tenendo il viso giù tra esse basso. O dolce signor mio, diss'io, adocchia Colui che mostra sè più negligente, Che se pigrizia fosse sua sirocchia. Allor si volse a noi, e pose mente,

Movendo il viso pur su per la coscia,
E disse: Va su tu che sei valente.

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92. Ros. Tanto che su l'andar. Nid. fia. Pog. Tanto che 'n su.

93. Ros. a seconda giuso. Nid. Bar. a seconda in giuso. Ros. in nave. 98. Ald. da presso. 99. Ros. Nid. impria. 102. Ros. nè io nè elli pria. Ald. Nid. nè io ned ei. Bar. nè io nè el. 103. Ros. e quivi. 105. Nid. Bar. Com' uom per negligenza. 106. Ald. semblava. — 114. Ros. E disse: Or va tu, ché sei Cr. Or va su tu. Nid. Or va tu su.

Conobbi allor chi era; e quell'angoscia

Che m'avacciava un poco ancor la lena,
Non m'impedì l'andare a lui; e poscia,

Che a lui fui giunto, alzò la testa appena,
Dicendo: Hai ben veduto come il Sole
Dall'omero sinistro il carro mena.
Gli atti suoi pigri e le corte parole

Mosson le labbra mie un poco a riso:
Poi cominciai: Belacqua, a me non duole
Di te omai; ma dimmi, perchè assiso
Qui ritto sei? attendi tu iscorta,

O pur lo modo usato t'hai ripriso?

E ei: Frate, l'andare in su che porta?
Che non mi lascerebbe ire ai martiri

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L'uscier di Dio, che siede in su la porta. 129 Prima convien che tanto il Ciel m'aggiri Di fuor da essa, quanto fece in vita, Perch'io indugiai al fin li buon sospiri,

Se orazione in prima non m'aita,

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Che surga su di cor che in grazia viva: L'altra che val, che in Ciel non è gradita? 155 E già il Poeta innanzi mi saliva,

E dicea: Vienne omai: vedi ch'è tocco

Meridian dal Sole, e dalla riva

Copre la notte già col piè Marrocco.

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116. Bar. Antald. m'avanzava. 121. Bar. e le poche pa125. Vol. Nid. Bar. Quiritta. 127. Ros. Nid. Ed egli: O frate. Caet. Ed egli a me: l'andare in su che porta? 129. Ald. Ros. L'uccel di Dio. Cr. Bar. L'angel di Dio. 151. Bar. Nid. quant' io feci.—132. Ros. Nid. Perchè 'ndugiai.—134. Cr. che grazia avviva.-135. Ros. Cr. Nid. Bar. udita.-156. Ros. innanzi a me.137. Ros. vieni ormai. Nid. vieni omai. - 158. Vat. ch'è alla 'riva. Bar. Nid. dal sole et alla riva.

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CANTO V.

lo era già da quelle ombre partito,
E seguitava l'orme del mio duca,
Quando di retro a me, drizzando il dito,
Una gridò: Ve', che non par che luca
Lo raggio da sinistra a quel di sotto,
E come vivo par che si conduca.
Gli occhi rivolsi al suon di questo motto,
E vidile guardar per maraviglia
Pur me, pur me, e il lume, ch'era rotto.
Perchè l'animo tuo tanto s'impiglia,

Disse il Maestro, che l'andare allenti?
Che ti fa ciò, che quivi si pispiglia?
Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
Sta come torre ferma, che non crolla

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VARIANTI

3. Bar. diretro a noi.

8. Bar. meraviglia.

14. Cr. torre

Giammai la cima per soffiar de' venti;
Chè sempre l'uomo, in cui pensier rampolla
Sovra pensier, da se dilunga il segno,
Perchè la foga l'un dell'altro insolla.
Che poteva io ridir, se non, io vegno?
Dissilo alquanto del color cosperso,
Che fa l'uom di perdon tal volta degno:

E intanto per la costa da traverso

Venivan genti innanzi a noi un poco,
Cantando Miserere a verso a verso.
Quando s'accorser, ch'io non dava loco

Per lo mio corpo al trapassar dei raggi,
Mutar lor canto in un O lungo e roco:
E duo di loro in forma di messaggi
Corsero incontra noi, e dimandarne:
Di vostra condizion fatene saggi.
E il mio Maestro: Voi potete andarne,
E ritrarre a color che vi mandaro,
Che il corpo di costui è vera carne.

Se per veder la sua ombra restaro,

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Com'io avviso, assai è lor risposto:
Facciangli onore; e esser può lor caro.

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Vapori accesi non vidi io sì tosto

Di prima notte mai fender sereno,

Nè Sol calando nuvole d'Agosto;

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forte. Caet. Pog. Sta fermo come torre che non crolla. Bar. Sta come torre fermo che non crolla.- 19. Cr. Antald. Che potev❜io più dir se non. 20. Ros. di color. 22. Bar. Intanto per la costa. Ros. Nid. di traverso. 27. Nid. lo canto. 28. Ros. Nid. due. 54. Peg. ristaro. — 38. Ald. Vat. mezza notte. → 39. Ros. Nel sol. Nid. Nè sol calando in nuvole d'Agosto.

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Che color non tornasser suso in meno:

E giunti là con gli altri a noi dier volta,
Come schiera che corre senza freno.
Questa gente, che preme a noi, è molta,
E vengonti a pregar, disse il Poeta:
Però pur va, e in andando ascolta.
O anima che vai, per esser lieta,

Con quelle membra con le quai nascesti,

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Venian gridando, un poco il passo quela.

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Guarda se alcun di noi unque vedesti,

Si che di lui di là novelle porti:

Deh perchè vai? deh perchè non t'arresti? Noi fummo già tutti per forza morti,

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E peccatori infino all'ultim' ora:
Quivi lume del Ciel ne fece accorti.
Sì, che, pentendo e perdonando, fuora
Di vita uscimmo a Dio pacificati,

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Che del desio di sè veder ne accuora.

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E io: Perchè nei vostri visi guati,

Non riconosco alcun; ma se a voi piace
Cosa ch'io possa, spiriti ben nati,
Voi dite, e io farò per quella pace
Che dietro ai piedi di sì fatta guida
Di mondo in mondo cercar mi si face.
E uno incominciò: Ciascun si fida

Del beneficio tuo senza giurarlo,

41. Vol. E giunto. Antald. colli altri dier volla. Vat. scorre. 49. Pog. giammai, Bar. unqua. vella. 52. Nid. tutti già. 55. Bar. insino. 57. Ros. Bar, accora. 64. Bar. Nid. Ed uno.

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42. Cr. Ros.

50. Ros. no 55. Bar. fora

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