E diedi il viso mio incontro al poggio, Che inverso il Ciel più alto si dislaga. Lo Sol, che dietro fiammeggiava roggio, Rotto m'era dinanzi alla figura, 15 Che aveva in me de' suoi raggi l'appoggio. 18 lo mi volsi da lato con paura D'esser abbandonato, quando io vidi E il mio conforto: Perchè pur diffidi, A dir mi cominciò tutto rivolto, 21 Non credi tu me teco, e ch'io ti guidi ? 24 Vespero è già colà, dov'è sepolto Lo corpo dentro al quale io facea ombra : 27 Ora se innanzi a me nulla s'adombra, 30 A sofferir tormenti e caldi e geli Simili corpi la Virtù dispone, Che, come fa, non vuol che a noi si sveli. 55 Matto è chi spera, che nostra ragione Possa trascorrer la infinita via, Che tiene una Sustanzia in tre Persone. State contenti, umana gente, al quia : 14. Ros. Bar. Nid. Le più tra le edd. incontra il. - 36 18. Ros. dai suoi raggi. - 22. Cr. disfidi. - 25. Cr. vespereggia. Nid. dove sepolto. — 26. Nid. È il corpo. 27. Ros. a Brandizio. Bar. Napoli l'have. 28. Nid. Omai se innanzi. Pog. nulla fa ombra. Antald. s'aombra. -31. Ald. Bar. tormenti caldi, e gieli. . 53. Antald. Che come sia. Pog Ros. come 'l fa.—35. Cr. trascender. 36. Ros, sustanza. 57. Ros. contenta. Chè se potuto aveste veder tutto, Mestier non era partorir Maria: E desiar vedeste senza frutto Tai, che sarebbe lor desio quetato, Ch' eternamente è dato lor per lutto Io dico d'Aristotile, e di Plato, E di molti altri; e qui chinò la fronte, 39 42 45 Che indarno vi sarien le gambe pronte. 48 Tra Lerici e Turbìa la più deserta, · Verso di quella, agevole e aperta. 51 Or chi sa da qual man la costa cala, Disse il Maestro mio, fermando il passo, D'anime che moveano i piè ver noi, 54 57 60 58. Ros. Vat. possuto aveste. Antald. possuto fosse. 42. Altri, eternalmente. 47. Ros. E qui trovammo. 49. Antald. ed Urbi. - 50. Bar. ruinata. Antald. La più rotta ruina. Vát. erà una scala. 55. Nid. E mentre ch' el tenea. Vat. teneva. — 56. Nid. Esaminando. 58. Ros. Antald. m' apparve. - 60. Ros. Nid. Bar. E non pareva. Bar. si veniano lente. - 61. Ros. Leva, maestro, diss'io, gli occhi tuoi. Nid. Leva, diss'io al maestro. Caet. Leva, diss'io, maestro, gli occhi tuoi. Eeco di qua chi ne darà consiglio, Se tu da te medesmo aver nol puoi. Guardommi allora, e con libero piglio 63 Rispose: Andiamo in là, ch'ei vengon piano; Dell'alta ripa, e stetter fermi e stretti, Come a guardar chi dubbiando stassi. O ben finiti, o già spiriti eletti, Virgilio incominciò, per quella pace, Ch'io credo che per voi tutti s'aspetti, Ditene, dove la montagna giace, 72 75 Sì che possibil sia l'andare in suso? Che il perder tempo a chi più sa più spiace. 78 Come le pecorelle escon del chiuso A una, a due, a tre, e l'altre stanno Timidette atterrando l'occhio e il muso; 81 E ciò che fa la prima e l'altre fanno, 84 Si vid'io movere a venir la testa Di quella mandria fortunata allotta, Pudica in faccia, e nell'andare onesta. Come color dinanzi vider rotta 87 66. Ros. spene. -71. Ros. Dell' altro monte. già. 74. Ros. cominciò. 73. Ros.finiti, 82. Nid. Bar. la prima l'altre.. 84. Ros. Ald. Vat. Altri 'mperchè. 86. Bar. mandra. La luce in terra dal mio destro canto, Che questi è corpo uman, che voi vedete, Che non senza virtù che dal Ciel vegna, Così il Maestro: e quella gente degna: Tornate, disse: entrate innanzi dunque, Coi dossi delle man facendo insegna. E un di loro incominciò: Chiunque Pon mente, se di là mi vedesti unque : lo mi volsi ver lui, e guardai fiso: Biondo era, e bello, e di gentile aspetto; Ma l'un dei cigli un colpo avea diviso. Quando io mi fui umilmente disdetto D'averlo visto mai, ei disse: Or vedi; E mostrommi una piaga a sommo il petto: 111 Poi disse sorridendo: Io son Manfredi Nipote di Costanza Imperatrice; Ond'io ti prego che, quando tu riedi, 114 91. Ros. trassersi indietro. 93. Ros. non sapendo perchè fenno altrettanto. Vat. Antald. fenno — 95. Ros. Che questo. 99. — Nid. Bar. Soperchiar.—106. Pog. guardàl. 109. Nid. Ros. Quando mi fui. 112. Ros. Nid. Poi sorridendo disse. 115. Bar. Constanza. Altri, Gostanza, Vadi a mia bella figlia, genitrice E dica a lei il ver, s'altro si dice: Poscia ch' io ebbi rotta la persona 117 Di duo punte mortali, io mi rendei Piangendo a Quei che volentier perdona. Orribil furon li peccati miei; 120 Ma la bontà infinita ha sì gran braccia, 125 Avesse in Dio ben letta questa faccia, L'ossa del corpo mio sarieno ancora 126 In cò del ponte, presso a Benevento, 129 Or le bagna la pioggia e move il vento Di fuor dal regno, quasi lungo il Verde, 132 Per lor maledizion si non si perde, Che non possa tornar l'eterno amore, Mentre che la speranza ha fior del verde. 155 Vero è che quale in contumacia more Di Santa Chiesa, ancor che al fin si penta, Star gli convien da questa ripa in fuore 138 Per ogni tempo, ch'egli è stato, trenta, 1 Più corto per buon preghi non diventa. 141 119. Ros. Di due colpi. — 123. Ros. rivolge. 152. Ros. Dove. -155. Cr. Già lor maladizione. Bar. di verde.· 156, Ros. Ver è che qual. — 138. Cr. ripa fuore. |