Storia della poesia in Italia: lezioni, Volume 2 |
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Popular passages
Page 388 - Tanto che 1' ombra del beato regno Segnata nel mio capo io manifesti, Venir vedràmi al tuo diletto legno, E coronarmi allor di quelle foglie, Che la materia e tu mi farai degno. Sì rade volte, padre, se ne coglie, Per trionfare o Cesare o Poeta, (Colpa e vergogna dell...
Page 10 - Sì che m' ha fatto per più anni macro, Vinca la crudeltà, che fuor mi serra Del bello ovil, dov' io dormii agnello Nimico ai lupi, che gli danno guerra ; Con altra voce omai, con altro vello Ritornerò poeta, ed in sul fonte Del mio battesmo prenderò il cappello ; Perocchè nella Fede, che fa conte L' anime a Dio, quivi entra' io, e poi Pietro per lei sì mi girò la fronte.
Page 144 - Apostolo Zeno ogni altro pregio poetico, quello di aver dimostrato con felice successo, che il nostro melodramma e la ragione non sono enti incompatibili, come con tolleranza , anzi con applausi del pubblico...
Page 162 - Mia bile, al fin costretta già troppo, dal profondo petto rompendo, getta impetuosa gli argini; e rispondo: « Chi sei tu, che sostenti a me questo vetusto pondo, e l'animo tenti prostrarmi a terra? Umano sei, non giusto. Buon cittadino, al segno dove natura ei primi casi ordinar, lo ingegno guida così, che lui la patria estimi. Quando poi...
Page 152 - Sogni e favole io fingo; e pure in carte Mentre favole e sogni orno e disegno, In lor, folle ch'io son, prendo tal parte, Che del mal che inventai piango e mi sdegno.
Page 175 - Forse tu fra' plebei tumuli guardi, vagolando, ove dorma il sacro capo del tuo Parini ? A lui non ombre pose tra le sue mura la città, lasciva d'evirati cantori allettatrice, non pietra, non parola; e forse l'ossa col mozzo capo gl'insanguina il ladro che lasciò sul patibolo i delitti.
Page 281 - Giovin signore, oa te scenda per lungo di magnanimi lombi ordine il sangue purissimo, celeste, o in te del sangue emendino il difetto i compri onori e le adunate in terra o in mar ricchezze dal genitor frugale in pochi lustri, me precettor d'amabil rito ascolta. Come ingannar questi noiosi e lenti giorni di vita, cui sì lungo tedio e fastidio insoffribile accompagna, or io t'insegnerò.
Page 387 - Retro al mio legno che cantando varca, Tornate a riveder li vostri liti, Non vi mettete in pelago ; chè forse, Perdendo me, rimarreste smarriti. L...
Page 227 - E pur non uscì mai di quello impaccio : Quanto peggio facea , più avea da fare: Aveva sempre in seno e sotto il braccio , Dietro e innanzi di lettere un fastello; E scriveva e stillavasi il cervello...
Page 226 - Chiome d'argento fine irte e attorte senz'arte, intorno ad un bel viso d'oro; fronte crespa, u' mirando io mi scoloro, dove spunta i suoi strali amore e morte; occhi di perle, vaghi, luci torte, da ogni...