Elesse all' orto suo per aiutarlo. Ben parve messo e famigliar di CRISTO, Ché il primo amor che in lui fu manifesto, Trovato in terra dalla sua nutrice, Come dicesse: Io son venuto a questo. O padre suo veramente Felice! O madre sua veramente Giovanna, Più a' poveri giusti, non per lei, il 73-75. Ben parve messo, ben si mostrò messaggiero, apostolo di Cristo, chè perciocchè, il primo amor primo affetto, che in lui si manifesto, fu verso il primo consiglio dato da Cristo. Questo primo consiglio è l'abbandono delle ricchezze e degli altri beni temporali e Domenico mostrò molto per tempo di aver caro questo consiglio; perchè si racconta che essendo nei suoi primi anni a studio, vendè in una gran carestia ciò che si trovava avere, e ne distribuì il prezzo ai poveri. 78. Io son venuto a questo: io sono venuto per dare esempio d'umiltà e di povertà. 79. veramente Felice! Il padre di S. Domenico si chiamo Felice, e la madre di lui Giovanna, il qual nome in ebraico significa graziosa, apportatrice di grazie. 82. Non per lo mondo, non per acquistare i beni mondani, pei quali ora s'affanna, neutr. pass., si suda, si corre con affanno. 85. Ostiense. Ostiense cardinale, 75 80 $5 commentatore delle Decretali. Il Lani dice: Il cardinale Enrico di Susa era vescovo ostiense, e scrisse egregiamente in diritto canonico. » - Taddeo, la medico fiorentino e di gran reputazione nelle scienze fisiche, e coll'arte sua acquistò grandi ricchezze: mori in Bologna nel 1295: e fu seppellito in un bel sarcofago di marmo nell'atrio de' frati minori. Altri intendono qui accennato un Taddeo Pepoli Bolognese giureconsulte, contemporaneo di Dante e famoso canonista. Ma comunque sia, si vuol dire, che S. Domenico non studiò, come ia più parte, per far fortuna, ma per conoscere il vero e giovare altrui. 84. della verace manna, della verità salutare dell' Evangelio. 86. la vigna, la Chiesa. 87. imbianca, cioè, perde il verde, si secca, se il vignaiuolo è un uomo res, un traditore. 88. Ed alla sedia, ec. Intendi: ed alla sede poutificia, che già fu benigna a' poveri giusti, più di quello che ora è, non per colpa di lei, ma di colui che su vi siede e traligna, Non....... addimandė dispensare ec. (al verso 94). 91-93. dispensare o due o tre per Non la fortuna di primo vacante, Licenzia di combatter per lo seme, L'impeto suo, più vivamente quivi, Onde l'orto cattolico si riga, Si che i suoi arbuscelli stan più vivi. Se tal fu l' una rota della biga, In che la Santa Chiesa si difese, sei ec. Non domandò S. Domenico di poter largire in uso pio solamente due o tre per compensare l'usurpazione di sei; non dimandò di essere collocato Della prima sedia, nel primo beneficio vacante; non dimandò le decime, che sono dei poverelli del Signore. Altri leggono di prima vacante, idest ecclesia: formula curiale. 95-96. Licenzia di combatter. Int. coll'arme della parola; chè la colla e il rogo sono armi da Cristo proibite, nè S.Domenico poteva chiederne nè ottenerne la licenza.-per lo seme, Del qual li fascian, per la fede, del quale son frutto le ventiquattro piante, i ventiquattro beati spiriti delle due corone, che ti circondano. 98. Con l'uficio apostolico, coll'autorità delegatagli dal sommo pontefice. 99. ch'alla vena preme, che è spremuto, che sgorga da copiosa vena, e in conseguenza scende impetuoso, dal proprio peso sospinto. Anche Virgilio: Rapidus montano flumine lorrens. 400. E negli sterpi eretici. I malvagi cristiani e gli eretici son detti da 95 100 105 110 Cristo alberi infruttuosi, tralci recisi dalla vite, buoni solo al fuoco. 101-102. quivi, in quel luogo, là Dove le resistenze ec. Nel distretto di Tolosa, ov' eran più forti e minacciosi gli Albigesi. 105. diversi rivi: diversi religiosi seguaci di S. Domenico, dianzi assomigliato ad un torrente. 105. i suoi arbuscelli, in corrispondenza alla metaf. dell' orto, sono i cattolici. 106. Se lal fu l'una rota della biga ec. Intendi: se tale fu uno dei campioni della Chiesa, assomigliata altra volta ad una biga, o a un carro su duc rote. 407. si difese, dagli assalti de' suoi nemici. 408. la sua civil briga, la sua guerra civile, perchè mossale da' suoi perversi figli. 440-444. dell'altra, dell'altra ruota; intendi di S. Francesco.-di cui Tomma, di cui S. Tommaso Dinanzi al mio venir, prima ch' io t'apparissi, fu si cortese, facendotela conoscere; ovvero, fu si buon lodatore. Ma l'orbita, che fe la parte somma Si ch'è la muffa dov' era la gromma: Co' piedi alle sue orme, è tanto volta, Della mala cultura, quando il loglio Nostro volume, ancor troveria carta Da Bagnoregio, che ne' grandi ufici 112-115. Ma l'orbita ec. Ma la carreggiata, che fu segnata dalla circonferenza della parte somma di essa ruota (cioè da S. Francesco), è derelitta, è abbandonata dai francescani d'oggidì; che è quanto dire: oggidì i frati francescani non seguono più le vestigia del loro fondatore. 444. Si ch'è la mussa ec. Modo proverbiale che significa: il male è dove prima era il bene; ed è preso dalle botti, che custodite col buon vino fanno la gromma che le conserva, e trasandate fanno la muffa. 116-117. è tanto volta, Che quel dinanzi ec. Intendi: la qual francescana famiglia è tanto stravolta, clie pone il davanti del piede dove S. Francesco aveva il calcagno; che quanto dire: va a rovescio di S. Francesco. 118-120 della ricolla ec.: (della per dalla) dalla trista ricolta s'avvedrà della sua mala coltura.— quando il loglio ec. quando la zizzania si lagnerà che le sia negato l'arca o il granaio, per dover esser bruciata; cioè, quando il mal frate si lagnerà che gli sia tolto il Paradiso per esser sepolto nell' Inferno. 121-126. chi cercasse ec. Chi esaminasse nostro volume (tutto l'ordine 113 120 125 francescano, del qual volume i frati son le pagine) troverebbe qualche carta, qualche frate, in cui si vedrebbe scritto: I'mi son quel ch'io soglio; cioè, la purità dei primitivi costumi, e l'osservanza esatta; ma cotal buon religioso non sarà da Casale, nè d'Acquasparta, dai qu li luoghi tali vengono alla regola scritta da S. Francesco, che uno ne fugge il rigore, e l'altro lo accresce a dismisura. Matteo d'Acquasparta fu eletto duodecimo generale dell' Ordine francescane nel 1297, e nel seguente anno fu da Niccolò IV fatto cardinale. Costui per troppa condiscendenza portò assai rilas samento nella regola. — Frate Ubertine da Casale nel capitolo del suo ordine tenuto a Genova nel 1310 si fece capa degli zelanti o rigoristi, che si disseco spirituali, e diè luogo a una specie di scisma. 127-128. la vita, l'anima. Bonaventura Da Bagnoregio, oggi Bagnarea nel territorio d'Orvieto, teelogo e filosofo insigne, fu cardinale e dottore di Santa Chiesa, e ministro generale dell'Ordine minor tico per anai diciotto. 129. posposi la sinistra cura. Intandi: alla cura destra, alla cura spirituale (destra in senso scritturale si Illuminato ed Agostin son quici, Che fur de' primi scalzi poverelli, E Pietro Mangiadore, e Pietro Ispano, Crisostomo, ed Anselmo, e quel Donato Il Calavrese abate Gioacchino, Di spirito profetico dotato. Mi mosse la infiammata cortesia 150. Illuminato ed Agostin. Due dei primi seguaci di San Francesco. quici, qui. 132. Che nel capestro ec.: che cinti del cordone francescano divennero accetti a Dio 133. Ugo da Sanvittore. Fu illustre teologo, e canonico regolare di Sant'Agostino. Visse nel XII secolo. 434-435. Pietro Mangiadore. Pietro Comestore, autore d'una storia ecclesiastica. Pietro Ispano, filosofo rinomato per dodici libri di logica che scrisse. 156. Natan. Il profeta che magnanimamente rimproverò il re David del suo fallo. 137-138. Crisostomo. S. Giovanni Crisostomo arcivescovo di Costantinopoli, nato in Antiochia circa il 5 17, e famoso per la sua aurea eloquenza, ond' ebbe il cognome di Crisostomo, o bocca d'oro. Anselmo, fu arcivescovo di Conturbia o Cantorberi in Inghilterra, e mori nel 1109. - Donalo, antico scrittore di grammatica, che qui è detta prim' ar te, forse perchè è la prima ad essere insegnata ai fanciulli, o meglio, perchè è l'arte educatrice della ragione. 139. Rabano, Rabano Mauro, rinomato scrittore del secolo nono. Fece tra le altre cose molti comenti alla Sacra Scrittura. 440. Gioacchino. Calabrese, abate dell'Ordine cisterciense, fu di molto sapere ed ebbe fama di profeta. Visse nel XII secolo. CANTO DECIMOTERZO. Si deserive la danza delle due ghirlande di beati spiriti, assomigliati a ventiquattro delle più fulgide stelle. Poi si narra come S. Tommaso sciolse l'altro dubbio al Poeta, dimostrandogli in che senso egli avesse detto di Salomone, Che a veder tanto non surse il secondo, e come non avesse con ciò derogato nè al primo padre Adamo, nè a Gesù Cristo, che necessariamente dovease essere perfettissimi, perchè opera immediata di Dio, e conseguentemente più sapienti di Salomone. Coschiude il Santo avvertendo del pericolo degli affrettati giudizj, e quanto sia soggetto ad ingasnarsi chi stima le cose dalle apparenze. Immagini chi bene intender cupe Quel ch' io or vidi (e ritegna l'image, Basta del nostro cielo e notte e giorno, Immagini la bocca di quel corno, Che si comincia in punta dello stelo A cui la prima rota va dintorno, Qual fece la figliuola di Minoi Allora che senti di -- cupe 1-3. Immagini ec. Costr.: chi cupe inlender bene quel ch'io or vidi, immagini (e mentre ch' io dico, ritenga l'image ferma come ferma rupe), immagini quindici stelle ec. dall'antiq. cupere, desiderare. —or, a questo punto, seguentemente a ciò che ho descritto. — e ritegna l'image ec. Int. impressa nella mente essa immagine.come ferma rupe, in modo che da essa mente non si rimuova ec. 4. Quindici stelle. Quindici stelle delle più belle, o come dicesi, di prima grandezza; che in diverse plage ec., che lucenti in diverse regioni del cie lo ec. 5-6. di tanto sereno, di tanta luee, di tanta chiarezza, Che soverchia dell' aere ec., che vince ogni compage, ogni densità dell' aria. 7-9. Immagini ec. Immagini, dopo queste quindici stelle, quel carro, il carro di Boote, le sette stelle dell' Orsa maggiore, al qual carro basta giorno e not morte il gelo; 40 - 15 te,.per fare il suo giro, lo spazio del 10-12. Immagini la bocca ec. 15-15. Aver fatto di sè duo segni in cielo, ec. Immagini, dico, che queste ventiquattro bellissime stelle formino in cielo due costellazioni, ciascuna di 12 stelle disposte a cerchio, come quella corona in cui Arianna figliuola di Minosse morendo fu cagione che fosse convertita da Bacco la ghirlanda di fiori che ornavale il capo. |