La Divina commediaFratelli Morano, 1866 - 436 pages |
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alcun Allor altra amore anima aspetto assai avea Beatrice bella Biagioli buon CANTO cerchio certo ch'io Chè chiama ciascun ciel colla color colui cominciò convien corpo credo cuor Dante dice dietro dinanzi dire disse dissi divina dolce donna duca eran esso eterno fare fece filosofia forte fuoco gente giro gran grazia gridò guarda intende l'altro l'anima l'un lascia legge luce lume lunga luogo maestro maggior mano mente mezzo mondo monte mortal morte mosse natura nome nota noti nulla nuovo occhi padre pare parlar parole passo Pensa pensier piena poco poeta porta Poscia pria principio quei quivi raggio ragione rispose salire santo segno senso senti sommo sovra spirito suono terra tornar tosto tratto umana uomo veder Vedi veggio venir vero verso vidi Virgilio virtù viso vista viva voglia volse volte vuol
Popular passages
Page 108 - Diretro al sol, del mondo senza gente. Considerate la vostra semenza : Fatti non foste a viver come bruti, Ma per seguir virtute e conoscenza.
Page 293 - Sì tosto come in su la soglia fui Di mia seconda etade, e mutai vita, Questi si tolse a me, e diessi altrui. Quando di carne a spirto era salita, E bellezza e virtù cresciuta m'era, Fu...
Page 29 - Soli eravamo e senza alcun sospetto. Per più fiate gli occhi ci sospinse Quella lettura, e scolorocci il viso : Ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso Esser baciato da cotanto amante, Questi, che mai da me non fia diviso, La bocca mi baciò tutto tremante : Galeotto fu il libro e chi lo scrisse : Quel giorno più non vi leggemmo avante.
Page 29 - E cominciai: Francesca, i tuoi martiri A lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo de' dolci sospiri, A che e come concedette amore, Che conosceste i dubbiosi desiri?
Page 132 - Che per l'effetto de' suoi ma' pensieri, Fidandomi di lui, io fossi preso E poscia morto, dir non è mestieri. Però quel che non puoi avere inteso, Cioè come la morte mia fu cruda, Udirai, e saprai se m'ha offeso.
Page 420 - E come clivo in acqua di suo imo Si specchia , quasi per vedersi adorno, Quando è nel verde e ne' fioretti opimo, Sì, soprastando, al lume intorno intorno Vidi specchiarsi in più di mille soglie, Quanto di noi lassù fatto ha ritorno. E se l' infimo grado in sé raccoglie Si grande lume, quant' è la larghezza Di questa rosa nell'estreme foglie? La vista mia nell' ampio e nell' altezza Non si smarriva, ma tutto prendeva II quanto e il quale di quella allegrezza.
Page 372 - Lo pane altrui, e com' è duro calle Lo scendere, e 'l salir per l' altrui scale. E quel, che più ti graverà le spalle, Sarà la compagnia malvagia e scempia, Con la qual tu cadrai in questa valle : Che tutta ingrata, tutta matta ed empia Si farà contra te : ma poco appresso Ella, non tu, n
Page 139 - Da questa parte cadde giù dal cielo: E la terra che pria di qua si sporse, Per paura di lui fe...
Page 283 - Ti scaldi, s' io vo' credere ai sembianti, Che soglion esser testimon del core, Vegnati in voglia di trarreti avanti, Diss' io a lei, verso questa riviera, Tanto ch' io possa intender che tu canti. Tu mi fai rimembrar, dove e qual era Proserpina nel tempo, che perdette La madre lei, ed ella primavera.
Page 3 - Nel mezzo del cammin di nostra vita, Mi ritrovai per una selva oscura Che la diritta via era smarrita.