Dante in Ravenna: drammaChirio e Mina, 1837 - 112 pages |
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ALMONTE Altoviti amor anno il febbraio applausi maravi avevala ereditata benignamente l'umile offerta cedendo a morte celebre del Goldoni ch'io chè ciel COSTANZA d'Ostasio DANTE IN RAVENNA dolce dramma ovvero tragedia erano senza sonno ereditata dalla lunga esiglio EX LIBRIS favella figlia Fiorenza fratel fui nella meditazione gnanime opere guelfi e ghibellini GUIDO indi infelice l'alma L'amorosissima madre l'esiglio lavoro teatrale lieta M. V. questo lavoro MAESTÀ VOSTRA ebbe malnati malvagi MARIA CRISTINA meditazione del proposto mendicità di Torquato merto narrazione ebbemi accesa nauseava ogni cibo novella opra ospizio OSTASIO padre PALMIERO patria Perticari ha volti piacciale altresì piangendo pianto piè presentanza del Torquato pria Ramberto Re CARLO FELICE ritrattomi in segreta SARDEGNA LUIGI BIONDI sdegno serie degli avi Signor Sofocle spettatore alla rap spirto t'ama terra terribile sventura avevami Torquato Tasso veggendo venne all'a vogliasi chiamare dramma
Popular passages
Page 13 - Soli eravamo e senza alcun sospetto. Per più fiate gli occhi ci sospinse Quella lettura, e scolorocci il viso : Ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso Esser baciato da cotanto amante, Questi, che mai da me non fia diviso, La bocca mi baciò tutto tremante : Galeotto fu il libro e chi lo scrisse : Quel giorno più non vi leggemmo avante.
Page 13 - Noi leggevamo un giorno per diletto di Lancilotto, come amor lo strinse; soli eravamo e senza alcun sospetto. Per più fiate gli occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso: ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso esser baciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi baciò tutto tremante. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse; quel giorno più non vi leggemmo avante.
Page 12 - Amor , che al cor gentil ratto s' apprende , Prese costui della bella persona , Che mi fu tolta , e '1 modo ancor m" offende : Amor, che a nullo amato amar perdona, Mi prese del costui piacer si forte , Che , come vedi , ancor non m' abbandona : Amor condusse noi ad una morte ; Caina attende chi vita ci spense.
Page 11 - Siede la terra, dove nata fui , Su la marina, dove 'I Po discende, Per aver pace co
Page 3 - M' è per lunga amistà. Mel credi. OSTASIO. Il credo. Amistà vi congiunge, e insieme ordite Pratiche occulte, onde sia tratto a inganno Il fratel mio, che l'onte sue non vede. PALMIERO. Signor, che parli tu ? OSTASIO. Parlo quel vero Che per tuo mal m
Page 35 - Io so che riterreiti invano , Se la patria pentita onor ti desse , Qual tu ti merti : ma se mia ventura Volesse , o grazia che dal ciel mi piova , Che a grado tuo non fossero que' patti Che Fiorenza propone ; ecco Ravenna ; Ecco i miei campi , ei miei tesori , ei servi : Tutti son tuoi : di lor liberamente Disponi , e pur di me , ch
Page 82 - OSTASIO. O Dante , Che pensi tu ? DANTE. Signor , sai ben ch' io soglio Parlar liberi sensi , o biasmo o lode Che ciò mi sia : come vuoi tu ch...
Page 13 - Ma chi se' tu che occulto entrasti ? DANTE. Il padre Tuo mi fu guida, e un infelice io sono. COSTANZA. Tu piangi ? DANTE. Io piango per dolcezza, o figlia. COSTANZA. Fa' ch' io t
Page 41 - Chè que' nemici della patria , e miei , Accolser Carlo , ea me diedero esiglio. Or di' , doveasi quella pena a Dante ? ALMONTE. Signor , niega onestà ch' io ti risponda : Ambasciator , non giudice qua venni. Qualunque fosse il parlar mio , sarei O infedele alla patria, oa te scortese. Dunque pon freno agli agitati spirti ; Odi la voce della patria , e poi Che tanto l'ami, falle sacrifizio Dell' alterezza tua : se stesso esalta Chi alla patria s
Page 78 - DANTE. Non mi ravvisi ? Son qui. COSTANZA. Signor, pugnai! dura, tremenda Fu la pugna : ma vinsi ! Ignota forza Dal ciel mi venne : e se ben forse i segni Dello strazio che m' ebbi io mostri in viso , Pur nel proposto suo la mente è ferma.