Atti dell'Accademia lucchese di scienze, lettere ed arti, Volume 23

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Page 155 - Non ebbe mai donna, a fine che non gli fusse impedimento a' sua studi. Teneva in casa una donna di tempo, che lo provedeva nelle sua necessità. Era sopra tutti gli uomini pulitissimo, così nel mangiare, come in tutte le cose. Quando era a tavola, mangiava in vasi antichi bellissimi, e così tutta la sua tavola era piena di vasi di porcellana, o d
Page 149 - Avendo finita la casa e buona parte della chiesa, pensava in che modo quello luogo avesse a essere abitato da uomini da bene e letterati ; e per questo fece pensiero di farvi una degna libraria...
Page 157 - Italia in quelle legazioni col suo cardinale, eh" egli non portasse qualche opera nuova che non era in Italia, fra le -quali furono i sermoni di Lione papa, e la postilla di santo Tomaso sopra santo Matteo, opere degnissime che prima non erano in Italia/ e più altre opere nuove. Non era...
Page 197 - Sendovi forse venti doppieri accesi, s'erano accostati quattro dov'era, la sua Santità; accennò che si discostassino, e rimosso ognuno, cominciò a ridere, e sì mi disse, a confusione di molti superbi: Vespasiano, arebbe creduto il popolo di Firenze che uno prete da suonare campane, fusse istato fatto sommo pontefice? Rispuosi ch'egli arebbe creduto che la sua Santità fusse istata assunta mediante la sua virtù, e metterebbe Italia in pace.
Page 197 - Rispuosi eh' egli arebbe creduto che la sua Santità fusse istata assunta mediante la sua virtù, e metterebbe Italia in pace. A questa parte rispuose, e disse : io prego Dio che mi dia grazia che io possa mettere in opera quello ch' io ho nella mente, che é di fare cotesto effetto, e non usare altra arme nel mio pontificato, che quella che m' ha data Cristo per mia difesa, che é la croce sua ; e questa userò in tutto il mio pontificato.
Page 165 - Dirò qui quello eh' io vidi, che molti di Spagna e Francia venivano a Firenze, solo mossi dalla fama della sua singulare virtù; e di quegli furono, che a Firenze non avevano a fare cosa ignuna, se non solo per vedere messer Lionardo. E perché lui veniva ogni mattina da...
Page 196 - ... io avessi pazienza, che voleva esser meco solo. Non passò molto, clic mi fu detto ch'io andassi alla sua Santità. Andai, e secondo la consuctndine gli baciai i pie ; di poi mi disse che io mi levassi ; e levossi da sedere, e dette licenza a ognuno, dicendo che non voleva dare più udienza. Andò in una parte segreta, allato a uno uscio, che andava in sur un yerone d'uno orto.
Page 176 - Sendo la mattina a tavola, si volsc alto ambasciadore bolognese, e sì gli disse: e' mi duole bene che per non mi avere data l'entrata del vescovado di Bologna, voi m' avete condotto, che se io ho voluto vivere, m' è convenuto vendere delle più care cose che io avessi, che sono i libri ; ma più mi dispiace ancora che il vescovado, che è casa di Dio, voi l' abbiate fatta casa di saccomanni; e tutti quegli che vi vengono, gli mandate al vescovado. Sia con Dio; qualche volta vi riconoscerete voi...
Page 149 - ... commise a don Arcangelo, priore allora del detto monistero, che facesse le polizze al banco lui, che sarebbono pagati. Cominciata la libraria, perché la sua volontà era che si facesse con ogni celerità che fusse possibile, e per danari non mancassi, tolsi in poco tempo quarantacinque scrittori, e finii volumi ducento in mesi ventidua; dove si servò mirabile ordine, seguitando la libraria di papa Nicola, d' uno ordine che aveva dato a Cosimo, per uno inventario di sua mano.
Page 197 - Santità, e disse : istate qui istanotte ; e fece arrecare, ch' era di quaresima, da fare colazione. Dolsesi meco che la casa di papa Eugenio era stata tutta rubata, e che i letti della famiglia aveva tutti accattati. Disse molte cose, che avendo a scrivere i...

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