Storia della letteratura italiana, Volume 2F. Le Monnier, 1855 |
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Popular passages
Page 370 - Ed alcune di quelle, come Timoleone, Cesare, Bruto, Pelopida, Catone, ed altre, sino a quattro e cinque volte le rilessi con un tale trasporto di grida, di pianti, e di furori pur anche, che chi fosse stato a sentirmi nella camera vicina mi avrebbe certamente tenuto per impazzato.
Page 370 - E richiedendo il suo male ch'ella stesse in totale riposo e silenzio, fedelmente io le stava a pie del letto seduto per servirla; e ci stava dalla mattina alla sera, senza pure aprir bocca per non le nuocere col farla parlare. In una di queste poco, certo, divertenti sedute, io mosso dal tedio, dato di piglio a cinque o sei fogli di carta che mi caddero sotto mano, cominciai così a caso, e senza aver piano nessuno, a schiccherare una scena...
Page 21 - ... immaginazione di essa; e molti si sono immaginati repubbliche e principati, che non si sono mai visti nè conosciuti essere in vero; perchè egli è tanto discosto da come si vive a come si dovrebbe vivere, che colui che lascia quello che si fa per quello che si dovrebbe fare, impara piuttosto la rovina che la preservazione sua...
Page 101 - Medor ricompensarvi d'altro non posso, che d'ognior lodarvi: e di pregare ogni signore amante, e cavalieri e damigelle, e ognuna persona, o paesana o viandante, che qui sua volontà meni o Fortuna; ch'all'erbe, all'ombre, all'antro, al rio, alle piante dica : benigno abbiate e sole e luna, e de le ninfe il coro, che proveggia che non conduca a voi pastor mai greggia.
Page 257 - Dell'Oceano a suoi divini accenti. Ei cominciò dal dì, che fu ripieno " Di topi il mondo, e di ranocchi spenti, E narrò le battaglie ad una ad una, Che ne
Page 19 - ... loro azioni e quelli per loro umanità mi rispondono ; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte : tutto mi trasferisco in loro.
Page 348 - Quando poi d'età carco il bisogno lo stringe, chiede opportuno e parco con fronte liberai che l'alma pinge; e se i duri mortali a lui voltano il tergo, ei si fa, contro ai mali, de la costanza sua scudo ed usbergo. Né si abbassa per duolo, né s'alza per orgoglio. — E ciò dicendo, solo lascio il mio appoggio; e bieco indi mi toglio. Così, grato ai soccorsi, ho il consiglio a dispetto; e privo di rimorsi, col dubitante pie torno al mio tetto.
Page 100 - Il mesto conte a piè quivi discese; e vide in su l'entrata de la grotta parole assai, che di sua man distese Medoro avea, che parean scritte allotta.
Page 444 - So che Voi minacciate di scuotere la polvere de' miei Sepolcri. Monti mio, discenderemo tutti e due nel sepolcro ; voi più lodato certamente, ed io forse assai più compianto : nel vostro epitaffio parlerà...
Page 17 - Ho i usino a qui uccellato ai tordi di mia mano, levandomi innanzi dì; impaniavo, andavano oltre con un fascio di gabbie addosso, che parevo il Geta quando tornava dal porto con i libri di Anfitrione, pigliavo almeno due, al più sette tordi. Così stetti tutto settembre, dipoi questo badalucco, ancoraché dispettoso e strano, è mancato con mio dispiacere: e quale la vita mia dipoi vi dirò.