Storia del sonetto italiano: corredata di cenni biografici e di note storiche, critiche e filologicheGuasti, 1839 - 330 pages |
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adorno alcuni Alessandro Farnese allora AMBROSOLI amico amore andò Antonio Cagnoli appresso Arno assai avea bella bellezza bellissima canto canzone cardinale Carlo Carrer ch'io Chè chiama ciel Cino da Pistoia colla d'amore d'Italia d'ogni Dante diletto divina Divina Commedia dolce dolore donna duca Alessandro ebbe eleganza Eustachio Manfredi fama famoso Faustina Maratti fece FERDINANDO ANTONIO GHEDINI figli filosofia fior fiorentino Firenze Francesco Francia genti gentil Giuseppe Parini gloria gran greco guerra ingegno intitolato Italia italiana l'onde latino Laura leggiadre lettere lieto lingua lingua italiana liriche lode Luigi Alamanni lume maraviglia mondo Mori morte Nacque nobile occhi omai onore padre patria pensier periglio Petrarca petto piango piè poema poesia Poesie liriche poeta poetico pregio prosa regno rime sacro scrisse sdegno secolo secolo XIII sentire signor sonetto sospiri spirto stile studii uomo vede veggio versi virtù
Popular passages
Page 35 - Ghibellin fuggiasco, e tu i cari parenti e l'idioma desti a quel dolce di Calliope labbro che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma d'un velo candidissimo adornando, rendea nel grembo a Venere Celeste...
Page 29 - Ch' ogni lingua divien tremando muta, E gli occhi non ardiscon di guardare. Ella sen va sentendosi laudare Benignamente d'umiltà vestuta, E par che sia una cosa venuta Di cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi si piacente a chi la mira, Che da per gli occhi una dolcezza al core, Che intender non la può chi non la prova. E par che della sua labbia si muova Uno spirto soave, pien d' amore, Che va dicendo all'anima: sospira.
Page 41 - n belle donne oneste atti soavi Sono un deserto, e fere aspre, e selvagge. SONETTO. QUEL Rosignuul che sì soave piagne Forse suoi figli, o sua cara consorte, Di 'dolcezza empie il cielo e le campagne Con tante note sì pietose e scorte, E tutta notte par che m...
Page 38 - Perché negli atti d' allegrezza spenti Di fuor si legge com' io dentro avvampi. Sì ch' io mi credo omai, che monti e piagge E fiumi e selve sappian di che tempre Sia la mia vita, ch...
Page 38 - Solo e pensoso i più deserti campi • Vo misurando a passi tardi e lenti ; E gli occhi porto per fuggir intenti Dove yestigio uman 1' arena stampi. Altro schermo non trovo che mi scampi Dal manifesto accorger delle genti: Perchè negli atti d' allegrezza spenti ( Di fuor si legge com...
Page 119 - Grato mi è il sonno , e più l'esser di sasso, Mentre che il danno e la vergogna dura , Non veder, non sentir, m' è gran ventura : Però non mi destar ; deh parla basso.
Page 39 - Mirando gli atti per mio mal sì adorni; Piacciati omai , col tuo lume ch'io torni Ad altra vita, ed a più belle imprese; Sì , ch...
Page 109 - Notte placido figlio; o de' mortali egri conforto, oblio dolce de' mali sì gravi ond'è la vita aspra e noiosa; soccorri al core omai, che langue e posa non ave, e queste membra stanche e frali solleva: a me ten vola, o sonno, e l'ali tue brune sovra me distendi e posa.
Page 40 - ... che l'esca amorosa al petto avea, qual meraviglia se di subito arsi? Non era l'andar suo cosa mortale, ma d'angelica forma; e le parole sonavan altro, che pur voce umana. Uno spirto celeste, un vivo sole fu quel ch' i' vidi: e se non fosse or tale, piaga per allentar d'arco non sana.
Page 30 - ... e d'ogni suo difetto allor sospira : fugge dinanzi a lei superbia ed ira.