Opere, Volumes 3-4

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Tip.Sociale, 1882
 

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Popular passages

Page 175 - Per più fiate gli occhi ci sospinse Quella lettura, e scolorocci il viso; Ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso Esser baciato da cotanto amante, Questi, che mai da me non fia diviso, La bocca mi baciò tutto tremante. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: Quel giorno più non vi leggemmo avante.
Page 229 - Vides, ut alta stet nive candidum Soracte, nee iam sustineant onus silvae laborantes geluque flumina constiterint acuto. dissolve frigus ligna super foco large reponens, atque benignius deprome quadrimum Sabina, o Thaliarche, merum diota.
Page 25 - Ma non senza de' Persi orrida pena Ed immortale angoscia. Come lion di tori entro una mandra...
Page 79 - ... campi di falangi un tumulto, e un suon di tube, e un incalzar di cavalli accorrenti scalpitanti su gli elmi a' moribondi, e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.
Page 290 - Du Schwert an meiner Linken, Was soll Dein heit'res Blinken ? Schaust mich so freundlich an, Hab
Page 94 - I am acquainted with one only which has hit upon the contrasts and gradations of the original, and in which the Sapphic measure has been strictly observed throughout — Quei panni in Cielo fra gli Dei, se accanto Ti siede e vede il tuo bel riso, e sente I dolci detti e l'amoroso canto! — A me repente Con più tumulto il core urta nel petto; More la voce, mentre ch'io ti miro; Su la mia lingua: nelle fauci stretto Geme il sospiro.
Page 6 - Enotrip, fin che assordano Questi inni il nostro ciel, Qua non chiamar da l'Ellade La tua Lidia fedeL Me pur sovente un memore Vecchio sogno affatica, Me affanna un desiderio De la bell'arte antica: Riveggo allor l'acheo Scoglio onde il mar guardò E in faccia al vasto Egeo Simónide cantò. E passo: e veggo innante Alla nascente aurora Eschilo torreggiante Nell'armi sulla prora: Di navi ampia ruina I flutti ricoprir, E un vate e una regina Lanciarsi ad assalir. E passo: e lungo i floridi Declivi...
Page 264 - Di Cesare noi siam guerrier! Qui [invita Dei vincitor la gleba dolci sonni a sognar! ». « Sul colle io per la patria pugnai, non per la vita! Vincitori di Munda, lasciatemi passar!
Page 178 - Virtù ascosa de' germi non langue Che la gleba dei martiri diè. Ma non anco l'aprii li disserra, Non le zolle fioriscono ancora: Ma dei dì che sognasti, l'aurora Sorta ancora sull'urne non è. Quante fedi tradite ai potenti! Quante spemi deluse! e spergiuri! Che viltà! che gioir di violenti! E di oppressi che lungo soffrir! Ah, non queste ne' giorni più scurì • De' tuoi forti non eran le impronte!...
Page 294 - Bleib doch im engen Stübchen. Was willst du hier, mein Liebchen? Bleib still im Kämmerlein, Bleib, bald hol

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