La divina commedia, Volume 2

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R. Zotti, 1808

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Page 335 - Fuor sei dell' erte vie, fuor sei dell" arte. Vedi là il sol che in fronte ti riluce ; Vedi l'erbetta, i fiori e gli arbuscelli, Che qui la terra sol da sé produce. Mentre che vegnan lieti gli occhi belli Che, lagrimando, a te venir mi fenno, Seder ti puoi e puoi andar tra elli. Non aspettar mio dir più, né mio cenno: Libero, dritto e sano è tuo arbitrio, E fallo fora non fare a suo senno ; Per eh' io te sopra te corono e mitrio.
Page 191 - Se così fosse, in voi fora distrutto Libero arbitrio; e non fora giustizia Per ben letizia, e per male aver lutto.
Page 306 - Apri alla verità che viene il petto, E sappi che, sì tosto come al feto...
Page 9 - Carro già era sparito, vidi presso di me un veglio solo, degno di tanta reverenza in vista, che più non dee a padre alcun figliuolo. Lunga la barba e di pel bianco mista portava, a' suoi capelli simigliante, de' quai cadeva al petto doppia lista.
Page 419 - S' io avessi, lettor, più lungo spazio Da scrivere, io pur canterei in parte Lo dolce ber che mai non m' avria sazio ; Ma perchè piene son tutte le carte Ordite a questa Cantica seconda, Non mi lascia più ir lo fren dell
Page 192 - Esce di mano a Lui che la vagheggia, Prima che sia, a guisa di fanciulla Che piangendo e ridendo pargoleggia, L'anima semplicetta che sa nulla, Salvo che, mossa da lieto Fattore, Volentier torna a ciò che la trastulla.
Page 34 - ... altro raggio non ingombra. A sofferir tormenti caldi e gieli Simili corpi la virtù dispone, Che, come fa, non vuol che a noi si sveli. Matto é chi spera che nostra ragione Possa trascorrer la infinita via, Che tiene una sustanzia in tre persone. State contenti, umana gente, al quia ; Ché se potuto aveste veder tutto, Mestier non era partorir Maria ; E disiar vedeste senza frutto Tai, che sarebbe lor disio quetato, Ch' eternalmente é dato lor per lutto.
Page 239 - Tempo vegg' io, non molto dopo ancoi, Che tragge un altro Carlo fuor di Francia, Per far conoscer meglio e sé ei suoi. Senz
Page 241 - Veggiolo un' altra volta esser deriso ; Veggio rinnovellar l' aceto e il fele, E tra vivi ladroni esser anciso. Veggio il nuovo Pilato sì crudele, Che ciò noi sazia, ma, senza decreto, Porta nel tempio le cupide vele. O Signor mio, quando sarò io lieto A veder la vendetta, che, nascosa, Fa dolce l...
Page 82 - Di veder l' alto Sol, che tu disiri, E che fu tardi da me conosciuto. Luogo è laggiù non tristo da martiri, Ma di tenebre solo, ove i lamenti Non suonan come guai, ma son sospiri. Quivi sto io co' parvoli innocenti, Da' denti morsi della morte avante Che fosser dall

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